Bowie nel ’76 veniva dall’ottimo “Station to Station” (qui la celebrazione) e dal periodo trascorso a Los Angeles tra droga ed eccessi vari. Torna così in Europa ed inizia il tour per l’album al quale parteciperà  anche Iggy Pop con il quale prenderà  casa insieme a Berlino.

L’accoppiata era micidiale ma in realtà  cercavano di darsi un aiuto nel tentativo di disintossicarsi, Bowie era dipendente dalla cocaina ma era fermamente intenzionato a smettere, nel frattempo realizzò un album per Iggy Pop, “The Idiot” che lo vede coautore di tutti i brani e nel quale si fa sentire l’influenza dell’elettronica teutonica e dell’atmosfera che si respirava a Berlino in quegli anni e che poi porterà  in “Low”, un lavoro pervaso anche nei testi dell’influenza del Duca Bianco.
L’intenzione era quella di creare un album sperimentale, in realtà  sarà  preparatorio di quello che da molti viene considerato uno dei migliori album di Bowie.

Iniziò a lavorare a “Low” nel settembre del 1976 riformando una squadra di fedelissimi, alla produzione Tony Visconti, e la band formata da Carlos Alomar alla chitarra, Dennis Davis alla batteria e percussioni, Ricky Gardiner alla chitarra e George Murray al basso, un super gruppo al quale si aggiunse il grande Brian Eno sintetizzatori e chitarre, grande contributo darà  a questo album e nei successivi che formeranno la trilogia berlinese.
Bowie era in un periodo difficilissimo, in crisi di astinenza da cocaina era sfiduciato e depresso, a questo si univa la ormai imminente fine del matrimonio con Mary Angela Barnett e la disastrosa causa legale che aveva in piedi con il suo ex manager Michael Lippman, che gli costerà  tantissimo.

Bowie aveva solo alcune bozze di brani strumentali che aveva registrato per la colonna sonora rifiutata per il film “L’uomo che cadde sulla Terra”, il resto uscirà  dalle sessioni in studio con gli altri componenti e soprattutto dal notevole impegno e contributo di Brian Eno e Tony Visconti.
In “Low” sembra che Bowie voglia tenere un low profile, quello che l’album comunica non avviene tramite i testi, (anche qui l’influenza di Eno si farà  sentire, così come l’intenzione di osare e allontanarsi da un’ottica commerciale per realizzare un album sperimentale e diverso da tutti gli altri realizzati), ben diversi da quelli scritti da Bowie fino a quel momento, piegati dalla musica, e anche l’adozione della tecnica della “Strategie Oblique” imposta da Eno, che trovò all’inizio la comprensibile opposizione di Carlos Alomar, darà  grandi risultati.

In realtà  le cose andranno in modo inaspettato, quando l’album uscirà  oltre ad ottenere il plauso incondizionato della critica, avrà  anche un sorprendente successo commerciale, scalando le classifiche inglesi ed americane.
L’apertura dell’album viene lasciato alla strumentale e sperimentale “Speed of Life”, seguita da “Breaking Glass” che musicalmente rappresenta l’apripista della prossima avventura new wave mentre il testo, nel tracciare la strana storia di qualcuno che distrugge la stanza della sua ragazza e disegna strani simboli sul tappeto, finisce per sembrare autobiografica e rappresentativa del suo periodo difficile, in sintesi è come se dicesse: “Scusa se ti ho sfasciato la stanza e hai trovato segni esoterici sul tuo tappeto“, ottenendo come risposta: “Va bene sei una persona meravigliosa ma hai dei problemi“.

Il fatto che “Low” sia stato realizzato in questo periodo della sua vita, nel quale le varie vicissitudini che lo vedevano protagonista e la volontà  di smettere con la cocaina lo avevano portato vicino a una pericolosa discesa verso la depressione, finisce con il dare a tutto l’album un senso di decadenza e sottile disperazione, un sentimento di decadenza che la Berlino di quegli anni, tra divisioni e residui del disastro bellico accentuava notevolmente.

Bowie riesce a veicolare questo sentimento e a trasformarlo in un’opera che sarà  seminale in svariate espressioni della new wave prossima a venire.

C’è poi un altro aspetto da considerare per comprendere la genesi di “Low”, Bowie aveva iniziato a pensare che prima o poi la cocaina lo avrebbe ucciso e anche se fermamente convinto a disintossicarsi allo stesso tempo si era convinto che questo percorso di purificazione lo avesse privato della sua creatività ,” I will sit right down, waiting for the gift of Sound and Vision And I will sing, waiting for the gift of Sound and Vision” canterà  in “Sound and Vision” come se fosse in attesa di ritrovare un estro creativo che erroneamente pensava l’avesse abbandonato.

Per “Low”, come per molti album di Bowie, un peso lo avrà  la scelta dei collaboratori spesso capaci di veicolare le sue idee in modo perfetto e in questo particolare caso particolarmente abili nel rendere al meglio le sue idee così proiettate verso il futuro.
“Low” per l’epoca era un album molto coraggioso per un artista che aveva cercato così decisamente il successo, brani come “Warszawa” e “Art Decade” e in generale tutto il lato 2 dell’album, non erano sicuramente indirizzati verso un pubblico mainstream, e in generale fatta eccezione per il primo singolo “Sound and Vision” che ebbe successo, non aveva dei pezzi trainanti, il secondo singolo “Be My Wife” fu praticamente ignorato.

Nonostante questo “Low” ottenne anche un buon successo commerciale e oggi resta una delle opere migliori di Bowie per molti suoi fan.
E voi cosa pensate, è questo il miglior album del Duca Bianco?

Data di pubblicazione: 14 gennaio 1977
Tracce:  11
Lunghezza: 38:48
Etichetta: RCA
Produttori: Tony Visconti, David Bowie

Track List:
1. Speed of Life
2. Breaking Glass
3. What in the World
4. Sound and Vision
5. Always Crashing in the Same Car
6. Be My Wife
7. A New Career in a New Town
8. Warszawa
9. Art Decade
10. Weeping Wall
11. Subterraneans