Sempre interessante leggere un po’ di cose che riguardano i My Bloody Valentine, sopratutto quando arrivano dalla bocca del leggendario Kevin Shields. Ormai tra Cure e MBV gli annunci del fantomatico nuovo album si sprecano, sia Smith che Shields spesso fanno credere che tutto sia pronto e poi ecco che i dischi in questione non arrivano mai. Ora Kevin si è fatto una lunga chiacchierata con Mark Richardson di Pitchfork e noi siamo andati a spulciare le cose più interessanti, sia sul nuovo album che sul lavoro di rimasterizzazione che ha convolto “Loveless“, del quale Kevin si dichiara sicuramente soddisfatto, anche perchè era una cosa che aveva in mente di fare da molto tempo. Sentire il musicista irlandese che parla di tutto il lavoro che sta dietro ai nastri analogici su cui era stato registrato il disco e il percorso massacrante per mantenere le “dissolvenze” presenti nell’album è una cosa che potrà  far sorridere, ma vi assicuriamo che la mentalità  da perfezionista assoluto di Shields emerge realmente dalle sue parole e non c’erano dubbi.

Colpisce il fatto che questo lavoro un realtà  sembra non essere finito, visto che, alla domanda sul perchè la nuova versione di “Loveless” non sia uscita in 2LP, Kevin dice: “Volevo che fosse suonato nel modo in cui era stato originariamente concepito, che è fondamentalmente un lato A e un lato B: Loveless è come un’immagine speculare di se stesso su ogni lato. Funziona come una cosa continua. è qui che sono diventato un po’ matto, ma era una delle cose che avevo capito bene. La cosa più ovvia da fare al giorno d’oggi sarebbe metterlo su due vinili. è qualcosa che farò un giorno, solo per la pura qualità  del suono. Ma dal punto di vista dell’ascolto, non volevo che quella fosse l’unica versione a cui la gente potesse avere accesso, perchè la spezza. Ci sono dei compromessi“.

Se non credete che Kevin sia completamente attento ai particolari e ai suoni, leggete qui: “Un’altra ragione per cui ho fatto questo progetto ora è a causa dei miei anni. C’è un processo biologico che avviene a questa età  che non si può aggirare. Nessuno ha l’udito a 60 anni come a 50, perchè da qualche parte nei primi 50 anni c’è un cambiamento, che sia biologico o ormonale. L’ho studiato un po’ e ne ero abbastanza consapevole da dire: “Sai una cosa? Devo farlo ora“.

Resta comunque l’affetto e la stima assoluta per come “Loveless” venne realizzato anche a suo tempo: “All’epoca in cui ho fatto Loveless ero estremamente concentrato. Sapevo cosa volevo ottenere perchè la sensazione era nella mia immaginazione. Non la realtà , esattamente, sapevo quali parti dovevano essere, ma non sapevo esattamente quali fossero e come suonassero finchè non le ho fatte. Ma erano lì. L’intero equilibrio era qualcosa di cui ero estremamente consapevole. Ero molto, molto, molto immerso nel mio mondo. Doveva essere in un certo modo. Non si trattava di cercare di farlo suonare corretto rispetto ad altri dischi. So perchè ho fatto tutto. Non si poteva fare diversamente. Senza essere pretenzioso, è un po’ come se avessi fatto un quadro e l’avessi fatto bene. Ho raggiunto quello che stavo cercando di ottenere in quel momento“.

Inevitabile arriva poi la domanda su u nuovo album dei My Bloody Valentine e qui Shields ammette come la band sia al lavoro (le prime registrazioni sono iniziate un anno fa), anzi, un mese fa si sono trovati per lavorarci su ancora. L’idea sarebbe quella, addirittura, di suonare live in estate e questo dovrebbe essere un incentivo a terminare o velocizzare il discorso sull’album. Il musicista però chiude dicendo come, senza ombra di dubbio, il disco ci sarà , ma non c’è nulla di sicuro su una possibile data, anche perchè era nato come EP, poi si è allungato e ora toccherà , almeno, i 40 minuti. Si parla di 7,8 canzoni.

Insomma, Kevin dice e non dice. Niente di nuovo all’orizzonte, a quanto pare…