La Preghiera di Jonah, un nome collettivo che poi, in fin dei conti, coincide nella solitudine di una generazione alla disperata ricerca di un centro di gravità  permanente, di una crociata che sia giusta, di un martirio che sappia santificarci mentre nel buio sembriamo già  aver perso tutti la fede.

Il progetto campano, chi segue queste colonne lo sa, è già  stato più volte protagonista dei miei bollettini del venerdì: li scoprii quando, ormai due anni fa, duettarono con EDDA (insomma, non uno qualsiasi) su uno dei loro primi singoli; mi sembrò, allora, come una sorta di battesimo, una vestizione “da grandi” che oggi si conferma nell’ispirazione di un disco che parla di periferie, case popolari, migrazioni, violenze, corpi dilaniati e corpi svelati, amore e rinascita.

Ovviamente, un disco del genere non poteva che avvalersi di un titolo che ricordasse, in tutto e per tutto, l’afflato della preghiera: “E così sia” è in effetti il prosit giusto per accompagnarci nella scoperta di uno dei più interessanti profili artistici della scena indipendente.

Ragazzi, ne è passato di tempo dall’ultima volta che abbiamo avuto modo di raccontare la vostra musica. Cosa è successo in questo lungo anno d’assenza e come state vivendo l’esordio con il vostro primo disco?
Verissimo, ahimè, apparteniamo alla generazione della lentezza, il tutto subito non ci piace, ci piace oziare (in senso buono) e meditare sulle cose. L’uscita del primo disco, tanto attesa e tanto sognata, da non sembrarci vero, ma eccoci qua.
Finalmente è di tutti. Amen.

Partiamo dal titolo: cosa si cela dietro quel “E così sia”?
E così sia, ovvero amen, è la formula conclusiva dei riti liturgici, per chiudere un rito, una preghiera. Significa “in verità “, ed ha nel tempo assunta una connotazione conclusiva ad esempio di un lungo e logorante progetto, che ha impiegati mesi a prendere forma. Dietro al “E così sia” di questo album c’è la voglia di annunciare la verità , la realtà  che ci circonda, esplorandone tutti gli angoli.

Quali sono le cose che, nel tempo, avete imparato a lasciar andare? Insomma, ad accettare quel “E così sia” di cui accennate nel titolo?
Credo che appartenga un po’ a tutti noi, volersi legare a qualcosa o qualcuno, come un ancora, un punto di salvataggio, sapere che se andiamo giù, poi c’è qualcuno/qualcosa che ci aiutI a tirarci su! Sicuramente, ho capito e messo in pratica il concetto che le cose vanno come devono andare e non ha senso alcuno forzare. E ritornando a prima, in molti brani di questo disco c’è la richiesta di “restare”, ma niente e nessuno va “forzato” a restare, quindi imparato a lasciare andare le cose, se sono destinate a noi troveranno il modo di arrivare o di voler restare nonostante tutto e senza alcuna richiesta.

Tra i brani, spicca un duetto con EDDA, uno dei più importanti nomi della scena cantautorale italiana. Come è nata la collaborazione?
Beh storia alquanto semplice, eravamo ad un suo concerto (ora è passato un po’ di tempo e di live di Edda tanti) forse al disorder ma non ricordo con precisione e tra una chiacchiera tra musicisti ed una da bar è nata l’idea, il brano era perfetto, Stefano è stato super entusiasta e in men che non si dica il duetto era fatto.

Il vostro disco affronta tematiche che potremmo definire generazionali, e lo fa con un piglio che rimane molto crudo. Quali sono i vostri principali riferimenti a livello di scrittura?
Siccome nella vita di tutti i giorni, faccio fatica ad essere schietto, faccio dei giri immensi, e piuttosto sto zitto, nella scrittura “musicale” è l’esatto opposto, e non ho paura di dire o scandalizzare, dopotutto si parla di una realtà  che affrontiamo e viviamo tutti i giorni, quindi perchè addolcire la pillola, ed in questo non posso non citare la scrittura di Edda, nuda e cruda, ma allo stesso tempo la delicatezza di Fabi, o la voglia di leggerezza attraverso tematiche serie di Carmen Consoli.

Ecco, rimaniamo qui: come nasce un brano de La Preghiera, e quali sono le cose che solitamente diventano incipit per la costruzione di una canzone.
Sicuramente la verità , racconto cose che conosco bene in primis, e quando mi capita di scrivere cose di cui non conosco e perchè l’argomento mi sta molto a cuore, spesso è la rabbia ad esempio il femminicidio che racconto in “Mario”, oppure la perdita di un genitore in “Giulio” perchè si è dato più importanza all’orgoglio.

Nel vostro disco, raccontate le macerie di un’umanità  e di una sensibilità  ridotta a devastazione. Quanta attualità  sentite essere presente in “E così sia”, e in che modo tutto ciò che ci circonda ha influenzato la vostra scrittura?
Piccolo spoiler, alcuni brani di “E così sia” sono nati nel 2015/6 nel tempo sono stati presi, lavorati, bistrattati e poi ancora messi a nuovo. Ed ho voluto fortemente facessero parte di questo disco perchè credo che le cose che vengono fuori come appunto avete già  detto voi siano molto attuali, e sopratutto nonostante la prima fase di scrittura leggermente datata, continuano ad essere veritieri ed attuali, e in parte è un po’ triste, vedere come la storia in modo ciclico si ripeta.

Ora, ovviamente, non resta che aspettarvi dal vivo. Quando sarà  il momento? Avete già  pensato a come vi presenterete sul palco?
Bella domanda, stiamo cercando un modo di presentare il disco live nel migliore dei modi, quindi non vi allontanate troppo.