Sempre un piacere farsi un giro a Ferrara Sotto Le Stelle che, nella Nuova Darsena di Ferrara, trova un posto delizioso. Serata allietata da ottimo venticello e il caldo che da una bella tregua. Clima e location ideale quindi per gustarsi un bel concertino, nello specifico i fratelloni Reid, che tornano in Italia dopo le celebrazioni (doverose) di “Darklands”. I due eroi di Glasgow abbandonano lo studio nel quale sono in quest’ultimo periodo per portare a casa un nuovo album e si dedicano fare i principali festival europei. Quella di stasera è la prima tappa italiana, che li vedrà  poi a Roma.

Ad aprire la serata c’è Marta del Grandi, che porta live la sua cangiante e suggestiva visione musicale già  ben espressa in “Until We Fossilize”. Terzetto tutto al femminile onstage per una mezz’oretta che si muove tra lo sperimentale e il folk, con chitarra, synth e violino a gestire momenti molto delicati e nello stesso tempo intensi. Voce all’apparenza fragile, adatta a una fanciulla che ci pare molto timida, ma che invece nasconde una capacità  coinvolgente non da poco e la già  citata voce diventa realmente strumento che espande suoni ed emozioni. Atmosfere scarne eppure non così spartane da non farci provare quel tocco di magia che Marta emana fin dallo sguardo. Davvero brava e da vedere il prima possibile in uno show tutto suo.

Alle 22 ecco i Jesus e qui, mi spiace dirlo, sono dolori. Mi sto ancora chiedendo cosa diavolo sia capitato al fonico durante il soundcheck per avallare una simile “taratura”. Sta di fatto che, tra bassi altissimi, la voce di Jim che era praticamente un sussurro e la chitarra di William che non è mai stata incisiva e capace di fornire le doverose e necesarie rifiniture, un sound così brutto faccio fatica a ricordarlo. Attezione, a un live dei J&MC ti aspetti il noise, ti aspetti i riverberi e le distorsioni, ci mancherebbe altro, ma qui c’era proprio un equilibrio sonico completamente andato in malora che ci dava un terribile effetto di pienezza eccessiva e ridondante, facendo praticamente sembrare i pezzi tutti uguali e annullando di fatto le linee melodiche che i Jesus hanno. La voce di Jim così flebile, coperta dai bassi, non era affatto incisiva e davvero non introduceva a dovere quelle melodie e quei ritornelli che stanno nel DNA e nella scrittura dei nostri amati fratelli.

Certo, i fan hanno riconosciuto i brani, ci mancherebbe altro, ma era un cantare del pubblico in mezzo a un poco piacevole rimbombo eccessivo, che non mi era mai capitato di sentire nelle tante altre volte in cui ho visto i Jesus all’opera. Ne è uscito quindi un live difficile anche da commentare, visto il suono così infelice. I fratelloni non erano tanto in vena di chiacchiere o ironie varie, finito un pezzo partiva subito il successivo e non ricordiamo grossi discorsi del buon Jim. Non che ce li aspettassimo, figurarsi.

La scaletta è stata quella classica che stanno portando in giro in questa estate 2022, con “Munki” a fare da album più gettonato, visto che nel finale, mentre tutti si aspettavano “Reverence”, è arrivata la debordante “I Hate Rock n roll”. “Moe Tucker” la preferisco decisamente cantata da Linda Reid che dalla voce sepolta dal suono di Jim. “Between Planets”, che mi è arrivata davvero male e confusa, ha preso il posto di “Head On” (grave assenza a mio parere), poi per il resto non sono mancati i brani classici che tutti aspettavano, da “Taste Of Cindy” a “April Skies”, purtroppo, mi ripeto, non valorizzate a causa di un suono decisamente tarato male. Se l’avessimo sentito bene il trittico prima dei bis ci avrebbe ucciso, vista la caratura dei brani messi in campo, (“Nine Million Rainy Days”/ “Some Candy Talking” / “Darklands”), così ci ha giusto ferito, ma poco, troppo poco.

La povera Marta Del Grandi viene chiamata in causa per una doppia voce assolutamente inudibile in “Just Like Honey” e tutto sommato “All Things Pass” non se la cava neanche male in mezzo a certi classici della band.

1h e 20 più o meno (e su questo ho poco da dire), qualche assenza pesante in tracklist, un sound non buono…bah, una serata che non mi rimarrà  impressa nella memoria, almeno per quanto riguarda i fratelloni. Nota di merito, come avrete capito, per Marta del Grandi e poi doverosa citazione per una fanciulla che durante il live della stessa Del Grandi non ha fatto altro che piangere e singhiozzare a volume 1000 sulla spalla del suo impassibile ragazzo, che forse sperava nella compassione umana e in qualcuno che chiedesse il perchè di tanto dolore, ma alla fine quell’esibizionismo di serie B (sarebbe stata cosa buona e giusta spostarsi dalla zona live per andare a soffrire davanti a un drink) è stato giustamente ignorato da tutti.

Abbiamo visto anche questo.

Ps: Giusto per tranquillizzare i lettori, che immagino in ansia…la coppia al live dei Jesus era felice e sorridente sotto il palco…tutto è bene quel che finisce bene.

Photo: Paul Hudson from United Kingdom, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons