Parte questa nuova esperienza del La Prima Estate, che si tiene al Parco BussolaDomani di Lido di Camaiore (LU), nello splendido scenario della Versilia, le cui spiagge sono davvero a un paio di minuti dall’entrata del festival: una nuova prestigiosa avventura che porta in Italia nomi come The National, Bonobo, Anderson. Paak, Duran Duran e Jamie XX, solo per citarne alcuni e che è quindi capace di attrarre turisti anche dall’estero.

Quando entriamo sul grande stage del parco sta già  suonando Giorgio Poi, che seguiamo fin dal suo esordio solista, “Fa Niente”, e ancora prima con le sue precedenti band, i Vadoinmessico e i Cairobi.

Uno degli esponenti punta dell’indie-pop made in Italy, il musicista nativo di Novara, ma cresciuto a Roma, ci incanta sia con i brani del suo terzo LP, “Gommapiuma”, uscito alla fine dello scorso anno, che con quelli vecchi e pieni di nostalgia come “Vinavil”, “La Musica Italiana” e soprattutto la deliziosa “Tubature”, un pezzo pop fresco dai toni dolci-amari che sembra una colonna sonora perfetta per questo inizio di festival a pochi passi dal mare.

Seconda performance italiana, invece, per Courtney Barnett, ancora una volta a un festival e ancora una volta vicino al mare (la precedente era stata al Beaches Brew di Marina di Ravenna nel giugno del 2019): la musicista nativa di Sydney presenta ai fan italiani il suo terzo album, “Things Take Time, Take Time”, uscito lo scorso novembre via Marathon Artists.

Come giusto che sia, sarà  proprio il suo full-length più recente a caratterizzare maggiormente i cinquantacinque minuti del suo set, ma ci sarà  comunque spazio per assaggi da tutti e tre i suoi lavori.

Il concerto si apre con “Rae Street”, opening-track anche del suo disco più recente: il suo mix tra indie-rock e country-folk funziona perfettamente anche live, mentre le sue atmosfere rilassate a-la-Kurt Vile e le splendide melodie risultano davvero godibili.

Si fa un passo indietro di circa una decina di anni per ritrovare “Avant Gardener” e un momento indie-rock decisamente più energico rispetto alle canzoni che l’hanno preceduta, mentre “Small Poppies”, seppur abbia un tono più riflessivo, sa anche lasciarsi a momenti di esaltazione chitarristica nel finale.

Non puo’ mancare ovviamente la classica “Depreston”, estratta dal suo primo LP, un momento di pura delicatezza, dove l’australiana mette in mostra la sua faccia più poppy.

Un set piacevole, magari un po’ corto che si è dovuto adattare alle esigenze del set, ma che è spesso risultato rilassante proprio come una giornata di fine giugno trascorsa a pochi passi dal mar Tirreno.

Quando mancano una decina di minuti alle undici è finalmente arrivata l’ora degli headliner della serata, i National, che stanno preparando il loro nono album, e nel frattempo si sono fermati per un tour europeo che si chiude proprio oggi con questa loro unica data italiana.

Le aspettative sono avviamente molto alte anche se la band di Cincinnati a causa della pandemia è mancata dai palchi per quasi tre anni: il set comprenderà  canzoni da quasi tutti i loro dischi insieme anche a un paio di inediti che molto probabilmente andranno a finire sul nuovo lavoro.

I giochi partono con “Don’t Swallow The Cap” e arrivano immediatamente le prime emozioni che sgorgano pure attraverso la voce di Matt Berninger, mentre la musica, sostenuta soprattutto dalle chitarre dei fratelli Dessner, posti sul palco uno a destra e uno a sinistra del frontman, regala atmosfere capaci di arrivare al cuore di tutti i presenti che, con l’avanzare della serata, sono decisamente aumentati.

E continuando a parlare dell’aspetto emotivo non possiamo fare a meno di citare “Bloodbuzz Ohio”, una delle nostre canzoni preferite del gruppo statunitense: il drumming preciso e deciso di Bryan Devendorf è qualcosa di straordinario per le nostre orecchie, mentre gli ornamenti dei fiati, cortesia di Ben Lanz e Kyle Resnick, sono la ciliegina sulla torta che manda in totale visibilio i fan toscani.

La leggerezza degli arpeggi delle chitarre dei Dessner e un’altra dovuta dose di meravigliosi fiati disegnano il perfetto spazio in cui la profonda voce di Matt si puo’ inserire per un momento romantico come la splendida ballata “I Need My Girl”, che scioglie tutto il pubblico nonostante il discreto caldo della serata versiliese.

La nuova “Ice Machines” sembra molto gentile e piena di sentimenti e il suo ritmo è decisamente soft, mentre l’altro inedito di giornata, “Tropic Morning News (Haversham)”, seppure i vocals di Berninger rimangano piuttosto riflessivi, a livello strumentale spinge verso l’alto ed è decisamente più energico rispetto a ciò che avevamo ascoltato in precedenza con le percussioni di Bryan che recitano una parte importante.

La parte finale del live rispolvera numerosi classici della formazione di Cincinnati, cominciando da “Graceless”, una totale esaltazione dell’emotività  della musica dei National, in cui il perfetto mix tra chitarre e piano è qualcosa di semplicemente favoloso, nonostante Berninger commetta qualche errore.

E’ poi la volta dell’attesissima doppietta “Mr November” – “Terrible Love”: anche senza che Matt si tuffi in mezzo alla folla, forse troppo lontana dal palco in questo caso, comunque ogni momento è puro delirio con le incredibili sensazioni di follia, gioia ed emozione che arrivano dirette al cuore di ciascuno dei presenti insieme a una positiva esplosività  degna del miglior Gigi Buffon.

Il set si chiude con calma ritrovando la vecchissima “About Today” dal loro primo EP “Cherry Tree” del 2004: il romanticismo, le percussioni decise, ma mai invasive di Devendorf e un’incredibile dolcezza ci portano verso l’uscita con il cuore gonfio di sentimenti.

Forse non tutto è stato perfetto ““ in particolare la durata del concerto di soli novanta minuti e la voce di Berninger che in alcune occasioni non è stata quella che conosciamo ed appreziamo da sempre ““ ma la bellezza della loro musica e delle loro melodie e l’emotività  che ogni volta che ascoltiamo un loro brano o che li vediamo dal vivo ci sanno regalare, sono caratteristiche che poche band possono permettersi di avere: ancora una volta giù il cappello per i National. Anche stasera, come sempre, le sensazioni che ci hanno lasciato sono davvero uniche.