Sono passati ben quattordici anni da “Blind”, che ha segnato l’inizio del successo di Hercules & Love Affair e contemporaneamente ha spinto molte persone a chiedersi di chi fosse la voce che accompagnava i sinuosi beat di Andy Butler. Si trattava ovviamente di Antony Hegarty e quel testo suona oggi quasi profetico, una dichiarazione di vita queer che ha segnato il passaggio da Antony ad ANOHNI che oggi torna a collaborare con il suo mentore ed amico in sei di questi dodici brani.

Un album atipico “In Amber”. Melodie velenose e dolci, ritmate, riflessive e accorate che hanno pochissimo in comune con il divertimento a ogni costo e puntano invece a svelare sentimenti ed emozioni a lungo taciuti: rabbia, rimpianti, il difficile rapporto con la religione, i lati nascosti di ognuno di noi. Elettronica sobria e dolorosa, da ascoltare non da ballare, che ha l’intensità  degli album solisti di ANOHNI (a cui potrebbe appartenere “Contempt For You”).

After All These Mistakes I Can Still Show My Face recita la voce di “Grace” ed è l’inizio di un viaggio tra colpa e pentimento che riesce a essere profondo senza risultare pesante, sempre attentamente calibrato nell’alternarsi di atmosfere e arrangiamenti. Andy Butler e ANOHNI si prendono per mano e s’inoltrano in territori dark e pericolosi a suon di batterie, tastiere, loop costruendo un disco infinitamente complesso arricchito anche dalla presenza di Budgie (Siouxsie & The Banshees) in “One”.

Un sound che dà  il meglio di sè quando diventa tagliente (“Christian Prayers”, “Poisonous Storytelling”) o sfiora la ballata gotica (“Gates Of Separation”, “Who Will Save Us?”, “Repent”) meno nei momenti puramente quieti e introspettivi come “Dissociation” affidata alla pur brava cantante islandese Elà­n Ey o “The Eyes Of The Father”. “In Amber” è la prova della maturità  per Andy Butler: scomodo e poco confortevole, imperfetto e per nulla immediato, mostra il lato oscuro del dancefloor senza risparmiarsi.

Credit Foto: Niki Moens