Spazio e Tempo. Entità  intrinsecamente legate, in eterno, ad ogni essere umano: viviamo di stagioni che si alternano, viviamo di luoghi nei quali lasciamo traccia del nostro passaggio. Ed intanto, quando giunge la sera delle nostre esistenze, quando le nostre riflessioni più intime vagano nel passato, tentando di comprendere questo nostro disastrato presente e magari provando ad immaginare un futuro diverso, diventa dolce, come scrive Giacomo Leopardi nella celebre “L’infinito”, lasciarsi naufragare in quel mare di sensazioni, di domande, di intuizioni, di ricordi, di sentimenti contrastanti ai quali Patti Smith, riprendendo, appunto, i versi del poeta di Recanati, tenta di dare una consistenza sonora profonda.

Un’interpretazione che non è fine a sè stessa, ma che ha l’obiettivo di recuperare quella gentilezza perduta, che, sempre più spesso, l’antagonismo, la ferocia e la competizione che caratterizzano la nostra società , ci spingono a trascurare, ad ignorare e a nascondere.

L’artista americana ha offerto una lettura dei suoi brani più celebri e di alcune cover che resta più morbida e dolce, rispetto a quelle che erano le sonorità  più viscerali, proto-punk e no-wave, delle origini e dei suoi primi leggendari album. Una ridefinizione che, ovviamente, ha allargato il suo pubblico, consentendo a persone che, molto probabilmente, erano distanti da quelle atmosfere di avvicinarsi alla sua musica, al di là  di quelli che sono i brani più noti e conosciuti.

Una trasformazione che, però, non ha mai intaccato l’impegno civile e sociale di Patti Smith, le sue posizioni decise contro la guerra e la violenza, contro l’uso folle ed indiscriminato delle armi da fuoco, contro ogni tipo e ogni forma di discriminazione e di razzismo, facendo leva su quella che è una voce fine, appassionante, pura e perfetta. Un filo sottile, ma indissolubile, che, partendo dal maestoso Teatro Grande di Pompei, attraversa i secoli, i luoghi, i versi di Virgilio, di  Leopardi, di Lou Reed, di Allen Ginsberg, rivendicando quella che è la nostra preziosa ed insostituibile umanità  e soprattutto il fatto che non dobbiamo restare sospesi, in attesa di chissà  quale futuro, perchè il nostro vero futuro è adesso, è quello che viviamo tutti i giorni e non dobbiamo lasciare che governi abietti, politici incapaci e collusi, lobby di potere, sporchi assassini-guerrafondai, ce lo portino via per sempre.

La semplicità  con cui Patti Smith esprime questi concetti, il suo umorismo nel presentarsi al pubblico e nel vivere il suo presente, la spontaneità  dei suoi movimenti e delle sue parole, la consapevolezza che ogni nazione che si rifugia nel potere delle armi è una nazione ingiusta e disumana, rinnovano quel messaggio di speranza e di pace universale che è la vera rivoluzione della poesia e del punk, ossia il tentativo di unire e rendere uguali le persone, senza che nessuno si erga più a giudice, a custode dell’unica verità , a controllore, a mastino, ad imbonitore virtuale.