Il talentuoso, ma sempre un po’ incompiuto e compiaciutamente concettuale, Alex Garland con “Men” si è dato all’horror, un po’ body e un po’ thriller psicologico, per la ormai prestigiosa A24.
I succitati difetti del regista londinese emergono in questa pellicola ancor più che altrove, con il simbolismo e l’allegoria a fagocitare tutto il resto.

Però, anche soltanto per il tramortente impatto visivo, il film va visto e goduto: sempre se si è, ovviamente, del partito che è bene ammirare un crescendo raccapricciante e inquietante di eventi, che culminano in venti minuti finali di deformi e sanguinosi parti a catena.

L’elaborazione del lutto e dei sensi di colpa della protagonista trovano efficace rappresentazione nel volto, anzi nei volti, di uno straordinario Rory Kinnear.

Ottima, al pari di fotografia e sceneggiatura, la colonna sonora straniante di Ben Salisbury e del Portishead Geoff Barrow.