Il caso e la fortuna tornano protagonisti nel cinquantesimo lungometraggio del cineasta americano Woody Allen. Una commedia romantica dai sapori che sanno di black humor lontana dagli sfarzi di Hollywood, ma vicina alla Tour Eiffel.

Anche questa volta Woody Allen ce l’ha fatta. Alla veneranda età di 88 anni, il regista americano è riuscito a presentare il suo ultimo film. Prodotto non più negli Stati Uniti, ma in Francia. Con attori francesi. In lingua francese. Sarà che non riesce più a trovare un soldo nel suo paese di origine, e quindi ecco il vecchio continente ad accoglierlo e a portarlo pure fuori concorso alla Biennale del Cinema di Venezia. Per carità, c’era pure Roman Polanski.

Fanny (Lou de Laâge) e Jean (Melvil Poupaud) sono la coppia perfetta agli occhi di tutti. Lui ricco, ma con un lavoro dalla natura ignota e lei pezzo grosso in una casa d’aste. Si conoscono, scocca la scintilla e dopo poco si sposano andando a vivere conseguentemente insieme. In una casa niente male. Ma ecco che un giorno Fanny incontra per caso Alain (Niels Schneider), un suo vecchio compagno di liceo. Il desiderio di quest’ultimo di riprendere i rapporti con lei è forte, e poco dopo i due faranno partire le danze per una romantica relazione tra un bistrot e un café parigino. Finché Jean non s’insospettisce ed inizia a cercare indizi sull’infedeltà della moglie.

Di nuovo il caso e la fortuna tornano protagonisti. Torna la domanda e se…? che di forza s’insinua nelle vite delle persone. Ed è proprio quello che succede tra i vari protagonisti, alcuni toccati dal semplice caso ed altri dalla fortuna (che a dispetto dei propri principi, non si crea ma capita).

La regia è come sempre deliziosa, complice anche la fotografia dell’italiano Vittorio Storaro che lo segue da svariati progetti. Gli attori sono sciolti e rilassati, per niente tirati nella recitazione. I dialoghi, seppur a volte banali, trasmettono come sempre i buoni e sani principi di Allen. A parlare non è lui, ma sono i suoi attori che recitano il suo verbo. Parigi come sempre viene descritta e raccontata abilmente, tra i boulevard e le avenue fino agli interni borghesi dei vari personaggi.

Nella promozione del film si è parlato molto di “Match Point”, a voler comparare il “Colpo Di Fortuna” del 2023 al grande capolavoro del 2005. Questi due film non hanno niente a che fare l’uno con l’altro. Sicuramente caso e fortuna sono doppioni, ma le tematiche sono molto più floride nel vecchio che nel nuovo. Il ritmo registico, anche, è molto diverso. Il primo è incalzante, pieno di suspence, mentre il secondo è un debole crescendo verso un finale già visto.

Questo potrebbe essere l’ultimo film di Woody Allen, il suo cinquantesimo. In precedenza negava che sarebbe stato così, ma recentemente, però, si è notata un’inflessione verso la chiusura finale delle sue opere cinematografiche. Continuerà a scrivere, certo, ma film basta. Avrà fatto centro, quindi? Per il sottoscritto ni. L’opera ultima è sicuramente convincente, sugli stessi binari di qualcosa che abbiamo già visto e che conosciamo molto bene. E data la sua presenza a Venezia e l’ottima campagna promozionale il prodotto ha avuto molto risalto negli ultimi mesi portando di nuovo l’attenzione sulle sue imprese cinematografiche (a differenza del bellissimo, ma poco considerato, “Rifkin’s Festival”). Il problema è che la sostanza rimane sempre la stessa, purtroppo molto scarsa in fatto di novità qualitativa.

Un “Colpo Di Fortuna” sicuramente, quindi, che anche come per Jean non è stato creato. É capitato e basta. A caso.