La trilogia incominciata con “Le Meraviglie” e “Lazzaro Felice” si conclude. Alice Rohrwacher dona al suo pubblico un film che sta già facendo parlare. E sono solo parole d’amore per questa meraviglia chimerica.

Siamo nella Tuscia degli anni ’80. L’archeologia ha un nuovo protagonista: il tombarolo. Arthur ( Josh O’ Connor) è un archeologo con un dono speciale ed è la stella di diamante di una banda di cercatori di tesori che come lavoro va alla ricerca di tombe etrusche da depredare. Lui è diviso a metà: da una parte la morale e dall’altra l’euforia della ricerca illegale che va a soppesare il dolore per la sua amata scomparsa Beniamina. Nella cittadina di Riparbella si incrociano le storie di questi criminali, di amiche lontane ma sempre presenti come la favolosa Flora (Isabella Rossellini) e di bande rivali pronte a tutto pur di sottrarre i tesori che sono nascosti sotto terra.

Con questo terzo ed ultimo capitolo si conclude la trilogia. “La Chimera” è l’ultimo pasto, l’ultimo tassello che va a completare il trittico della Rohrwacher con il tema centrale del rapporto tra gli uomini ed il loro passato. Questa volta, però, la regista si è spinta oltre coinvolgendo anche attori di livello internazionale.

Il lungometraggio è un capolavoro visivo e tecnico. Non ci sono difetti, non ci sono sbavature. La regia supera ogni possibile comparazione, regalandoci inquadrature allegoriche e profonde, semplici ma di grande impatto. I colori sono risaltati in ogni forma, grazie alla fotografia eccezionale di Hélène Louvart. I dialoghi sono semplici, ma pieni di significato e la recitazione non è assolutamente forzata. Tutti gli attori, anche quelli più secondari, si sono calati al cento per cento nel loro ruolo. La colonna sonora fa da cornice a tutto il film, ma sono i silenzi quelli più intensi e carichi di pathos. L’uso della lingua, sia italiano che inglese fino al francese, è congeniale a tutta la trama e struttura: una scena in particolare, però, con una grande sorpresa ci fa capire come il messaggio possa essere diffuso anche parlando una lingua diversa da quella dello spettatore ( non vado nel dettaglio poiché proprio la scena di cui sto parlando è la migliore di tutto il film, a mio avviso).

Alice Rohrwacher è sicuramente una delle registe italiane più brave ed artisticamente ricche del nostro panorama cinematografico. La sua reputazione va oltre i nostri confini per consolidarsi anche a livello internazionale. Fa specie, soprattutto dopo un articolo del Guardian da cinque stelle, vedere quanto questo film sia poco distribuito nelle nostre sale. Da che siamo partiti con sole 170 ora siamo arrivati a quasi 250. Ma sono ancora poche.

Un film come “La Chimera” non può essere valorizzato ed elogiato solo all’estero. Non può andare a Cannes per poi venir distribuito così malamente nel paese d’origine. Un film come “La Chimera” non è un mostruoso essere che si aggira per i nostri cartelloni, ma una bellissima storia che difficilmente può essere dimenticata. Per favore, andate a vederlo.