Ci sono dei lampi lontani nel cielo di Milano di una sera di fine estate, ma c’è anche tanta gente, tantissima, ed è sempre emozionante il colpo d’occhio di quando si entra in un luogo “istituzionale” come il cortile del Castello Sforzesco e si è accolti da tutte queste persone che sono qui, più che per un concerto per una performance collettiva dove Brunori SAS, i Bachi da Pietra, Marco Parente, i Bengala Fire e Manuel Agnelli suoneranno divisi eppure insieme, contaminandosi a vicenda.

Eh già , Germi, oltre ad essere il primo album in italiano degli Afterhours, è anche un piccolissimo circolo milanese, che negli anni si è fatto valere per concerti di altissimo livello, (tra cui mi ricordo ancora un’incredibile Joan as a Policewoman) e nasce come “luogo di contaminazione” e allora cosa c’è di più contaminate di artisti che interagiranno tra di loro con un esperimento di concerto collettivo, dove le canzoni verranno reinterpretate da ciascuno secondo la propria sensibilità ?

Stasera ci mischiamo tutti. Sarà  un delirio” così Manuel appena salito sul palco. Inutile aggiungere che lo speriamo.

Il primo artista a esibirsi è Marco Parente, e dopo una selezione di sue canzoni, arriva la prima contaminazione, “Neve Ridens” con Manuel che resta sul palco e chiama i Bengala Fire, per una versione da brividi di “In between days” dei Cure.

Sul palco da soli, “Siamo i Bengala Fire e facciamo rock and roll“, e allora questi ragazzi  partono con “Jack”, mischiano testi in italiano (secondo me i migliori, in particolar modo “Matador”) e in inglese, sono freschi, si divertono e si percepisce, e così quando spaccano un’asta del microfono a Manuel rispondono “ce la siamo portati apposta da casa“.
Insieme, per chiudere la loro performance, fanno un’incredibile “Damaged Goods” dei Gang of Four.

è la volta dei Bachi da Pietra, e con Manuel vanno subito giù duro con una cupissima “Bestemmio l’universo”.
“Solare”, “Insect Reset”, “Comincia Adesso”, “Paolo il Tarlo”, “Black Metal il mio folk”:  un set durissimo, possono piacere o meno, ma l’esperienza di quasi 20 anni di attività  si sente.   “Manuel vieni a difendere il nome del rock and roll” e parte “Punto G” degli After.

è inutile girarci intorno: il carisma di Manuel è unico, e sono solo brividi per un serie di canzoni che sono fucilate: “Ballata per la mia piccola iena”, “1.9.9.6”., “Non è per sempre”, “La mia rivoluzione” (con Parente), ci sono molti modi.

Me l’hanno chiesta e io ci proverò“: ed è “Proci”, in una versione voce e piano, spendida. Ulteriore contaminazione con i Bachi da Pietra ed è “Male di miele”. Che è perfetta e cattiva al punto giusto.

Continuiamo con le ballate” e Manuel invita sul palco Brunori e i Bengala Fire per “L vita che ricordavo” e “Quello che non c’è”, con Brunori al pianoforte.
La chiusura è con lo stesso Brunori, “io rappresento un po’ paradossalmente la quota geriatria“. I toni si ammorbidiscono, “Come stai” ci culla e “Lamezia Milano”, si conferma essere un classico sempre piacevole.

Come tanti, non sono riuscita a sentire la fine del concerto: a mezzanotte e un quarto stavano ancora suonando, e purtroppo tutti quelli che sono arrivati con i mezzi – del resto il castello è proprio in centro a Milano, con una fermata della rossa proprio lì di fronte – sono dovuti scappare a prendere l’ultima metro.