Passano sette lunghi anni ed ecco finalmente tornare i Verdena con il loro carico di ricordi, sentimenti e aspettative che vanno oltre la musica, perchè loro sono una band che ha segnato un periodo e una generazione.

Sono ormai passati ventitre anni dall’esordio e undici da “Wow”,   momento importante e probabilmente irripetibile della loro carriera, nel frattempo tutti i sono cresciuti, sia loro che i loro fan, chi ha ha messo su famiglia, chi ha fatto figli, chi è rimasto ancora con il freno a mano tirato, chi la domenica piange e poi va dalla mamma e chi infine se ne è andato pure a Sanremo.

Tra poco magari toccherà  anche a loro, d’altronde ci sono passati un po’ tutti, raccogliendo più o meno tutti qualcosa, e sempre comunque riuscendo ad ampliare il proprio pubblico: è sufficiente la canzone giusta, un bell’arrangiamento orchestrale (ma quello non manca mai) e il gioco è fatto, magari si perde qualcuno dello zoccolo duro dei primi fan, ma che importa a un certo punto diventa una perdita quasi fisiologica, vuoi mettere come per magia (appunto) trovarsi una nuova generazione di ascoltatori?

Suona un po’ blasfemo? Direi proprio di no, contatti in passato ce ne sono stati e ora loro sembrano pronti più che mai, “Volevo Magia” suona in parte pop, certo con una decisa riconoscibilità  del marchio Verdena, ma diverso, a tratti stranamente immediato e ben vestito, ma va bene così in fondo il tempo è passato per tutti, magari ci si può concedere una serata a far casino sotto il palco come ai bei tempi, ma, per favore, senza nostalgia, in questo preciso momento storico i nostalgici stanno spuntando come funghi e sono della peggior specie.

In fondo intitolarlo “Volevo Magia” non è volgere lo sguardo al passato quando ancora tutto era possibile e con la fantasia di un bambino la magia la sentivi ancora vibrare, non è in fondo volerla disperatamente di nuovo questa magia da chiunque offerta?
Il primo singolo e per ora unico estratto “Chaise Longue” è un brano pop e non inganna sul contenuto dell’album, come qualcuno potrebbe pensare, ma è anzi un apripista, con suoi sapori alla Lucio Battisti sembra quasi un invito, una porta se non spalancata perlomeno mezza aperta a nuovi ascoltatori che possono approfittarne per entrare con più facilità  nel mondo dei Verdena.

Anche il testo appare meno criptico del solito e accessibile, con il riferimento al sogno di un viaggio, qualunque esso sia, forse alla ricerca proprio di una magia perduta perchè “..è un sogno e si dovrei” per cercare di non finire “..all day long on the chaise long“.

Stesso discorso per “Paul e Linda”, un pezzo accogliente ed immediato mentre con “Pastorale” abbiamo un bel rock tirato teso per bene ed efficace, con “Certi magazine” torniamo a forme pop con una ballata malinconica tutto sommato dimenticabile a parte la frase “..Mistura di anarchia con un toast” che mi perseguiterà  ogni volta che ne mangerò uno, e insieme ad altri brani come “Sui ghiacciai” e “X sempre assente” ci danno la misura di una sottile voglia pop, a tratti ben riuscita e a tratti meno.

Ovviamente non mancano i pezzi dove le cose si fanno più decise, come la title track “Volevo magia”, un brano pensato lento ma poi trasformato in punk-hardcore davvero divertente, “Crystal Ball” o “Dialobik” dove la voce si nasconde mettendosi sullo stesso piano degli strumenti, un mezzo marchio di fabbrica.

“Volevo Magia” quindi ha una base “pop” ma la costruzione lo rende facilmente riconoscibile come un prodotto Verdena al cento per cento, che non delude anche nei suoi elementi nuovi e sotto certi punti di vista inevitabili ma che forse paga il dazio di essere stato concepito in periodi diversi e in così lungo tempo, finendo con il dare a tratti l’impressione di essere più una raccolta che un album vero e proprio.

Photo Credit: Paolo De Francesco