Talento straripante quanto altalenante quello di Ryan Murphy, che con questa “The Watcher” piazza una seconda seria in cima alle visioni globali di Netflix in poche settimane. Laddove però la serie su “Dahmer” è una delle vette della produzione “murphyana”, quest’altra rientra nel novero delle sue opere meno riuscite e di contro onanistiche ed estetizzanti – genere di dèfaillance non raro per i geni troppo consapevoli e compiaciuti.

Le premesse, anche questa volta tratte da reali eventi di cronaca americana, sono molto interessanti, con un misterioso “guardone” a terrorizzare con intrusioni e lettere la classica famiglia benestante e (tutt’altro che) perfetta. La coppia alla guida della famigliola è peraltro guidata da due nomoni quali Naomi Watts e Bobby Cannavale, anche in palla, ma decisamente lontani dal loro meglio.

Attraverso una buona costruzione della suspence, una carrellata di vicini di casa “creepy”, colpi di scena su colpi di scena, la serie fa presto il suo punto: come nella storia vera non scopriremo mai il colpevole, piuttosto più andremo avanti più ne identificheremo di papabili. Il gioco mostra però la corda molto presto, con le stesse situazioni a ricorrere ciclicamente.

La sensazione che con una buona metà  degli episodi in meno le cose sarebbero andate molto meglio è forte.