Il debutto sulla lunga distanza di Indigo Sparke, “Echo”, era uscito a febbraio dello scorso anno e ora l’australiana è appena tornata con il suo seguito, realizzato dalla prestigiosa label di NYC Sacred Bones Records.

Su questo nuovo lavoro, prodotto da Aaron Dessner dei National, Indigo “esamina l’amore, la perdita, la sua storia e lo sconvolgimento emotivo che circonda queste sensazioni”, spiega la press-release: ì lavori per questo sophomore sono cominciati all’inizio della pandemia, mentre era rinchiusa in casa nella sua nativa Australia. Solo nella primavera del 2021 la Sparke si è potuta di nuovo trasferire a NYC, dove ha finito le quattordici canzoni che lo compongono per poi spostarsi in upstate New York per registrarle insieme ad Aaron.

La lunga “Blue” (oltre cinque minuti) apre il disco con toni ovviamente malinconici e cupi, in cui riflette sui problemi della sua relazione: onesta e dolorosa, la canzone è caratterizzata dall’importante lavoro della chitarra di Indigo (senza dubbio più energico rispetto al passato) e, nonostante tutto, è graziata da gentili armonie dagli ottimi sapori.

Una delle nostre preferite di “Hysteria” è sicuramente “Pressure In My Chest”: sempre dall’amosfera riflessiva, il pezzo ha comunque un certo colore e una certa sensazione di positività  con un coro delicato e piacevole, mentre la strumentazione, fatta di chitarra, batteria e piano, risulta più elaborata, pur rimanendo ancora abbastanza semplice e poppy.

La successiva “God Is A Woman’s Name” è invece più esaltante: mentre mantiene la sua anima folk e la sua grande e intima passione vocale, la Sparke aggiunge elementi indie-rock più intensi che ci fanno ritornare alla mente Lucy Dacus.

Non mancano le armonie e gli elementi della scuola folk alla bellissima ed emozionante “Pluto”, ma la canzone si fa notare per la sua eleganza jazz con percussioni minimali e un piano molto delicato che lasciano il perfetto spazio alla consolante voce di Indigo per rimanere al centro della scena ed esprimere tutti i suoi pur dolorosi sentimenti.

“Sad Is Love”, invece, è un brano molto soft che cerca di trovare il suo sbocco in mondi folk e country decisamente riflessivi, ma allo stesso tempo l’australiana riesce a far trasparire un po’ di luminosità  e di speranza grazie anche a una strumentazione leggera e di ottima qualità .

Poco dopo la Sparke si tuffa ancora nell’universo indie-rock in “Set Your Fire On Me” che nel suo ripetitivo ritornello trova una notevole e inaspettata potenza che pur non stona con la delicatezza folk del resto del brano.

Con l’aiuto di Aaron Dessner, che ha aggiunto pochi, ma interessanti e decisivi elementi al suo sound, Indigo è riuscita a costruire un secondo album di valore e ispirato che cerca di aprirle nuove strade per il futuro: la promozione è meritata.

Credit Foto: Ebru Yildiz