La personificazione artistica di Luis Vasquez, The Soft Moon, torna con un altro album ispiratissimo e sensualmente oscuro: “Exister” riesce ancora una volta ad accostare amplessi atmosferici, martellamenti tribali e folate industrial con un tocco se vogliamo ormai assai riconoscibile ma sempre efficace.

A questo punto, dunque, viene anche automatico pensare ad un bilancio della carriera del musicista di Oakland, una carriera che potremmo definire quasi intoccabile.

La prima parte dell’album sembra più catchy e “morbida”: “Sad Song” apre le danze su toni ca va sans dire mestamente cupi, aprendo una scura ferita introspettiva, ma lo scenario meditabondo si accende subito dopo, con la marcia sfregiata di “Answers” e con la ultra-melodica e irresistibile “Become The Lies”, che non fatichiamo ad immaginare possa diventare una hit nei club gotici. “Face Is Gone” è un pretesto per elettrizzare di nuovo l’atmosfera, e che ci scuote prima di riapprodare nelle atmosfere sinistramente sospese di “Monster”, scabro autodafè che non lascia spazio ad alcun momento di redenzione, come una catarsi che percorre al contrario le vie della salvazione, verso un inferno personale funestato da taglienti pulsazioni e fredde ventate di synth. Davvero uno dei brani più tristi e desolati ascoltati quest’anno. Da rilevare anche la performance canora di Vasquez, che dietro il microfono è diventato davvero bravo e credibile, con quel modo disperato e sensuale di intonare i suoi minimalistici versi di perdizione.

A questo punto si apre l’ideale, più aggressiva, seconda metà  dell’opera, tra tracce più ossessive e sporche (“The Pit”, “Stupid Child”, “The Unforgiven”), nelle quali prevale l’aspetto strumentale del progetto, a momenti di obliquo melodismo post-punk (“NADA”) e elettro-rock urticante (“Him”), fino alle ambientazioni rigeneranti di “Exister”, che proietta una fiochissima luce su un paesaggio detritico stremato, dopo che l’adrenalina insieme alla sofferenza hanno fatto spazio ad un barbaglio di speranza: è il tentativo, attraverso la musica, di ridefinire il punto iniziale di un processo di genesi esistenziale, per tornare a riconoscersi, e tornare quindi ad esistere.

Credit Foto: Matteo Nazzari