Horror, punk ed estetica vampiresca, ovvero i Damned, storica ed eroica punk band inglese, ma anche creatura inquieta e tormentata dall’anima gothic-rock, perfetta per portare in scena uno spettacolo così tremendamente cinematografico, rumoroso, romanticamente decadente, veloce e ballabile, che, al di là  delle sue narrazioni drammatiche, dei non-morti e dei tristi mietitori che imperversano sul palco, ci sprona a riflettere su quelli che sono i veri mostri ““ spesso dall’aspetto assolutamente banale ““ che influenzano, in peggio, il nostro prossimo futuro.

Oggi sentiamo parlare, addirittura, di un possibile utilizzo dell’atomica, l’ultimo atto di un despota che, oramai, si sente messo alle strette o l’inevitabile coronamento di anni di politiche aggressive e imperialiste ““ perseguite, in primis, da Stati Uniti, Cina e Russia, in maniera più o meno autoritaria, in maniera più o meno subdola ““ che, adesso, giungono, purtroppo, al loro mortale culmine?

E’ evidente che i vari attori guardano, soprattutto, ai propri interessi geopolitici mondiali, economici e interni, come, è altresì evidente che Putin sia affetto da un allarmante delirio di onnipotenza e che abbia smarrito, da mesi, il contatto con la realtà . E’ stato sempre il signor Edward Hyde, anche se qui in Europa e in particolar modo in Italia, la classe politica, nella sua completa interezza, da destra a sinistra, abbia preferito vederlo come il rassicurante e tranquillo dottor Jekyll e intrattenere con lui convenienti e remunerativi rapporti umani, professionali, politici, economici e finanziari, arrivando persino agli estremi, sconvenienti e sciocchi ammiccamenti di Berlusconi e di Salvini.

“Beauty Of The Beast”, così aprono i Damned il loro show, la bellezza della bestia che, con i suoi rubli, ha piegato ogni nazione europea, dalla Germania all’Italia, dalla Francia alla Gran Bretagna, prima che il carro funebre dei dannati del punk ci riportasse indietro nel tempo e ci facesse rivivere il dramma delle fosse comuni, degli eccidi, delle carneficine, dei missili, dei bunker e delle violenze subite soprattutto dai più deboli, dalle donne, dagli anziani e dai bambini. E proprio quella bara che, fatalmente, si apre, lasciando che Dave Vanian possa comparire sul palco, nelle vesti di un moderno Nosferatu, rappresenta il ritorno di ideologie che credevamo sepolte nelle ceneri del Novecento, ma esse, invece, ritornano con prepotenza sotto le spoglie mortali dei tanti despoti illiberali che continuano, imperterriti, ad esercitare il loro ferreo controllo sulle masse, reprimendo ogni diritto, ogni protesta, ogni critica e non esitando, per i loro folli, spregiudicati e meschini interessi, a provocare tensioni e guerre. Individui ammalati di potere che perdono qualsiasi empatia verso i propri simili, isolandosi nei loro slogan, nelle loro bugie, nei loro referendum farsa, nelle loro minacce nucleari, nei loro aberranti e stravaganti concetti di Dio, della patria o della famiglia, consapevoli del fatto che c’è chi è disposto ad ascoltarli,  c’è chi è disposto a credergli, c’è chi ““ anche qui in Italia ““   che è disposto a giustificarne scelte ed azioni, perchè la vera forza del Male sta, soprattutto, nella sua facilità , nelle sue semplici soluzioni, nei suoi atteggiamenti infantili ed istintivi.

Intanto i Damned, in sintonia con la dimensione fantastica, anarchica e ribelle del loro concerto-show, tentano di forgiare un pensiero collettivo più strutturato e complesso, un pensiero che possa superare gli interessi di parte, le teorie semplicistiche diffuse da media compiacenti, interessati solamente al proprio audience e ai propri introiti commerciali, i quali non esitano a dare spazio ad uomini e donne che, per i propri fini personali, diffondono mistificazioni che arrivano a ribaltare il ruolo degli aggrediti e degli aggressori, dei carnefici e delle vittime, dei lupi e delle pecore di questa e ogni altra guerra, decidendo così di recitare il proprio perverso ruolo in quello che è un maledetto circo degli orrori.

E pensare che, dal passato, avremmo potuto prendere ben altro, avremmo potuto guardare al disperato bisogno di umanità  dei vampiri di Bram Stoker, rappresentato con maestria musicale dai Damned. Ci saremmo potuti fatti incantare dalla “Bela Lugosi” dei Bauhaus, memori di una magia oscura, materna ed amorevole, una stella di brillante e speranzosa malinconia che, con la sua poetica presenza accompagna le nostre notti insonni, le nostre esistenze lunari, le nostre anime mute, senza mai interrompere quel filo che attraversa le epoche, il filo che attraversa le vite di Dante, di William Blake, di John Milton, dei Doors, di Mary Wollstonecraft, di George Gordon Byron, di Giacomo Leopardi, dei Joy Division, dei Cure, dei Depeche Mode, di Siouxsie Sioux e che passa per il Palladium Theatre di Londra, dove i Damned sollevano l’ipocrita velo esistente tra i mondi per mostrarci i vivi e i non-morti, per mostrarci la cruda e brutale realtà  e tutte quelle finzioni ammalianti che sono, invece, solo narcotizzanti e ristrette prigioni virtuali.

Ed intanto “Plan 9 Channel 7”, “Standing On The Edge Of Tomorrow”, “Grimly Fiendish”, “Absinthe”, “Under The Floor Again”, “13th Floor Vendetta”, “Eloise” abbattono ogni distanza fisica col pubblico: gli zombi sono tra noi. Gli zombi siamo noi e quelle gole tagliate, dalle quali non uscirà  mai più il suono della nostra voce, ma solamente l’eco di opinioni, di suggerimenti, di argomentazioni, di comandi imposti dall’alto, sono le nostre povere gole. Ce le siamo tagliate noi stessi, a vicenda, ogni volta che abbiamo dato credito alla stupidità  e adesso non ci resta che partecipare a questa ignobile, triste e disperata farsa, il cui unico scopo è la superficialità  caotica che consentirà  al Male di prosperare e di diffondersi, utilizzando, come vettori di carne e ossa, i mastini della guerra che esistono, da sempre, in ogni epoca. E così, alla fine, la guerra ci porterà  via ogni cosa, come fece con Cecco Angiolieri“…

I’son venuto di schiatta di struzzo,;
ne l’oste stando, per la fame grande:
chè d’un corsetto ho fatto mie vivande,
mangiandol tutto a magli’ ed a ferruzzo.

E son si fatto, che non mi vien puzzo,
ma piຠabboccato, che porco a le ghiande:
s’i’ho mangiat’i panni, il ver si spande,
ch’i’non ho piຠnè mobile nè gruzzo.

Ma egli m’è rimasa una gorgiera,
la quale m’ha a dar ber pur una volta,
e manderolla col farsetto a schiera.

La lancia non vi conto, chè m’è tolta;
ma ‘l tavolaccio con la cervelliera
mi vanno in gola, e giá danno la volta.