Nati nel 2016 a Brighton, ma ora residenti nel sud di Londra, gli Italia 90, che stiamo seguendo già da alcuni anni, dopo alcuni EP e una manciata di singoli, sono finalmente arrivati alla loro prima prova sulla lunga distanza, uscita a gennaio per Brace Yourself Records.

Credit: Holly Whitaker

Prodotto da Louis Milbourn, il disco è stato registrato in appena due giorni all’Echo Zoo di Eastbourne e contiene anche alcune loro vecchie canzoni registrate nuovamente.

E’ “Cut” ad aprire questi quarantaquattro minuti con un’atmosfera cupa e un attacco cattivo e rumoroso e metallico che sembra portarci su freddi territori industrial, mentre il frontman Les Miserable sputa con aggressività tutto il suo furore dentro al microfono.

Il saltellante e insistito drumming della successiva “Leisure Activities”, ci spinge invece verso altri panorami sonori, in cui le chitarre appaiono improvvisamente energiche e noisy per costruire comunque belle melodie dai toni più rilassati per poi lasciare ancora spazio a un’aggressiva follia punk finale.

La cattiveria post-punk della lunghissima “Competition” (quasi otto minuti), già presente sul loro omonimo primo EP, è rimessa a nuovo e potenziata con ottime linee di basso e inarrestabili chitarre ad accompagnare la voce di Les Miserable che grida “freedom to choose, freedom to loose”.

“The Mumsnet Mambo”, pensiamo piazzata appositamente alla precisa metà del disco per dare una pausa riflessiva all’ascoltatore, è una bellissima e imprevedibile sorpresa con eleganti elementi jazz, tra cui percussioni gentili, una saltellante linea di basso e un gradevolissimo piano, e aggiunge valore e cura alla musica di questi ragazzi inglesi.

La successiva “Funny Bones”, ancora dominata dal lavoro del basso, riesce facilmente a farci muovere il piede, mentre non mancano le melodie, prima del furore finale, in cui alla voce di Les Miserable si aggiunge quella della sua fidanzata Cecilia Corapi dei Qlowski, band made in Emilia-Romagna, ma di stanza ormai da tempo a Londra.

La conclusiva “Harmony” inizia in maniera saltellante con numerosi assoli di chitarra, mentre i vocals del frontman risultano piuttosto tranquilli: dopo l’arrivo piuttosto inaspettato del sax (cortesia di Emily King), che sembra poter abbassare anche il ritmo della strumentazione, ecco un’improvvisa ripartenza post-punk che ci ricorda i primi divertentissimi e inarrestabili Parquet Courts.

Gli Italia 90 non nascondono certo le loro influenze e le loro coordinate sonore, ma riescono a scrivere un primo album degno di nota, solido, interessante e ricco di buone qualità: il loro viaggio è appena iniziato e speriamo possa continuare ancora a lungo.