Le dichiarazioni che avevano anticipato l’uscita di “Food For Worms” erano state alquanto stimolanti, la voglia di percorrere nuove strade sicuramente alimentava una certa aspettativa nei confronti di una band che con “Song of Prise” e “Drunk Tank Pink” aveva ampiamente dimostrato di avere i numeri per dire la sua.

Credit: Sam Gregg

Il fatto che la produzione fosse stata affidata a Flood non faceva altro che alimentare la convinzione che l’album sarebbe stato un grande cambiamento, considerato anche il valore aggiunto che un produttore di tale livello poteva garantire al progetto.

Aspettative alte che erano state confermate, ma solo in parte, con l’uscita del singolo “Fingers of Steel”, che era tutto sommato un buon inizio nel mantenere un certo spirito post punk condito con il giusto riff di chitarra e ritornello, il brano apre anche l’album seguito dal buon “Six-Pack” musicalmente tirato sul quale si stende il semi spoken di Charlie Steen.

Sicuramente ci sono i brani che funzionano come “Yankees” con una buona linea di basso in evidenza, e “Adderall” che è il brano più immediato dell’album (con il cameo inconsistente di Phoebe Bridgers compagna di etichetta per la Dead Records), e che soddisfa la voglia di Flood di un ritornello che si ficca in testa e non ti lascia.

Altri pezzi da segnalare sono sicuramente “The Fall of Paul” con la chitarra protagonista con una costante originale presenza, “Burning By Design” tra i brani migliori che cresce e entusiasma nella parte finale, e la canzone di chiusura “All The People” che in fondo è il brano che maggiormente spiazza, non tanto per il vocale incerto di Charlie Steen, ma perché conclude dolcemente, e aggiungo degnamente un album che non ti tiene fermo mai.

L’album mantiene in parte l’esplosività dei loro precedenti lavori solo in parte (esplosività che sicuramente sfogheranno live), la ricerca di momenti diversi e strade nuove in fondo riesce solo in parte, una necessità di cambiamenti che sebbene non vengano percorse fino in fondo mostrano una direzione che come ascoltatore condivido.

Sugli Shame grava il peso delle aspettative per una band che è partita fortissimo e che sembra essere sempre sul punto di esplodere ed essere pronta per il grande salto, questa volta ancora questi giovani ragazzi non ci riescono, nonostante la sapiente produzione di Flood, ma di certo non possiamo lamentarci di questo lo nuovo lavoro.