Per questo suo ultimo film Sorogoyen abbandona gli spazi stretti delle camionette della polizia antisommossa (quelli della serie “Antidisturbios”) e i corridoi del potere, percorsi con le handycam appiccicate alla schiena dei corrottissimi protagonisti in “El Reino”, e ci porta negli spazi sconfinati della Galizia rurale. Ciononostante, la tensione e la sensazione di oppressione che il regista madrileno mette in scena con quello che non ho problemi a chiamare il più grande thriller degli ultimi anni sono forse ancora più potenti, a tratti anche difficili da sostenere.

Una coppia di francesi compra un appezzamento terriero in Galizia e vi si stabilisce per coltivare pomodori biologici e riqualificare vecchi ruderi per permettere la ripopolazione della zona. Quando una compagnia dell’energia elettrica cercherà di comprare tutti i terreni della zona per costruirvi delle pale eoliche, grazie ad una cospicua contropartita economica, incontrerà il favore della popolazione locale, che vedrà nell’affare la possibilità di emanciparsi da una vita misera. Come da copione, non saranno dello stesso avviso i francesi, che decidendo di non vendera la propria parte renderanno impossibile la transazione.

Partendo da veri fatti di cronaca, Sorogoyen costruisce un ripido crescendo di ritorsioni, malefatte e minacce sempre più concrete da parte dei terribili vicini, che con il passare dei minuti si fanno sempre più ostili e pericolosi. Del resto ce lo mostra nei primi fotogrammi di che pasta sono fatti, con il ralenti della Rapa das bestas, in cui gli indigeni galiziani immobilizzano i cavalli a mani nude per tagliar loro la criniera.

La perenne sensazione di pericolo innescata da “As bestas” si annida nei lunghi dialoghi quanto nelle passeggiate solitarie tra i monti. Potrebbe esplodere in qualsiasi momento e lo farà, dando vita ad una seconda parte del film diametralmente opposta alla prima, dominata da figure femminili invece che maschili… della quale però non dico altro o mi merito di andare a quel paese.

Diretto e fotografato con controllo e precisione millimetrici, lo scontro messo in piedi da “As bestas” è quello tra il diritto morale del gentrificatore, un invasore benevolo ma pur sempre un invasore, e il diritto di nascita rivendicato dai villici in nome del tempo trascorso su una terra. Senza moralismi o pedanteria, di contro con brutalità e rigore, Sorogoyen lo fa infuriare incollandoci alla poltrona dal primo all’ultimo minuto.

Film gigantesco e recitato da padreterno.