Nell’ultime ore al Festival del Cinema di Venezia è tornata alla ribalta una polemica già emersa in passato: è giusto far interpretare ruoli di personaggi italiani ad attori americani? 

Il dibattito è stato rilanciato da Pierfrancesco Favino che in occasione della conferenza stampa di “Comandante”, film che apre la rassegna e nel quale l’attore è protagonista, critica apertamente la scelta di far vestire i panni di Enzo Ferrari a Adam Driver nella pellicola dedicata al magnate dell’automobilistica diretto da Michael Mann.

Favino, che già in passato non aveva risparmiato critiche al film “House of Gucci” di Ridley Scott, zeppo, a suo dire, di stereotipi italiani e di attori americani intenti goffamente a parlare la nostra lingua, ha dichiarato:

C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché non io ma attori di livello come Toni Servillo, Adriano GianniniValerio Mastandrea non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico. Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi…

Non si è fatta attendere la replica di Andrea Iervolino produttore italo-canadese del film ‘incriminato’:

Negli ultimi 30 anni il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo. Resta chiuso a collaborazioni internazionali che in un mondo globale ritengo al contrario utili alla crescita del settore. Gli altri Paesi non americani hanno avuto invece un approccio diverso e forse vincente dando vita e luce a: Banderas, Bardem, Cruz, Cassel, Cotillard, Kinnam, Mikkelsen, Schoenaerts, Kruger che sono oggi nomi internazionalmente riconosciuti con un notevole e comunque discreto valore. In Italia al contrario, proprio per valorizzare e lanciare talent italiani, bisogna fare film internazionali, inserendo nel cast un mix di attori stranieri e nostrani…

Sull’argomento è poi intervenuto anche Madds Mikkalsen, presente al Lido con il film “Bastarden”, che offre un’interessante chiave di lettura puntando il dito sul doppiaggio dei film pratica soprattutto nel nostro paese diffusa da sempre:

Farei una premessa: se in Francia, in Germania, in Italia e in Spagna smettessero di doppiare i film in tutte le lingue, questo potrebbe essere un elemento importante per affrontare il problema. Ma finché continuano col doppiaggio, a chi interessa quale sia la lingua, la cultura, d’origine? Non ho mai capito perché fate questa cosa, per me folle. Abbiamo visto Tom Cruise interpretare un ufficiale nazista con un leggero accento tedesco e poi diventare americano in piena regola da lì in poi. Puoi farlo in questo tipo di film, in altri invece li rende meno credibili