Saranno in pochi, solo una cerchia ristretta di fortunati avranno la possibilità di trascorrere del tempo con la band intorno ad un tavolo durante una sfiziosa cena, magari gustando un buon vino toscano oppure sorseggiando un whiskey tra le tante eccellenze giapponesi, il tutto mentre si discerne del gioiello appena uscito, questo “Sit Down for Dinner” che giunge dopo ben nove anni di silenzio dall’ultimo lavoro (“Barragán” del 2014). Non solo, oltre alle cene, i fortunati di Parigi, Londra, New York e Los Angeles si porteranno a casa, nel pacchetto esclusivo, anche il vinile autografato di “Sit Down for Dinner” e un’edizione limitata della rivista Section1.

Credit: Charles Billot

Con un meraviglioso aperitivo come “Snowman”, dalla melodia tersa e accogliente, il resto delle “portate” non può che essere da meno. E così è, infatti. Per celebrare i trent’anni di carriera, il trio italo giapponese dei gemelli Simone e Amedeo Pace e Kazu Makino è tornato con un “menu” di undici tracce di rara bellezza, intrise di sublimi arrangiamenti che conducono, brano dopo brano, a eteree atmosfere che si mostrano sin dalle note sognanti della successiva “Kiss Her Kiss Her”, e fino ad arrivare ai seducenti virtuosismi vocali di Kazu nella closing track strumentale “Via Savona”.

Abbandonato probabilmente del tutto il noise-rock degli esordi e le sperimentazioni avanguardistiche successive, “Sit Down for Dinner” si adorna di un mood leggiadro e soave, nel quale episodi languidi come “Rest of Her Life” o il solenne climax di “I Thought You Should Know”, aprono alla magnificenza della title track che proprio nel mezzo del full-length si dirama in due picchi emozionali differenti, la “Pt.1″ fluida e nostalgica mentre la viscerale “Pt.2″, sfrontata e altezzosa.

La gestazione di “Sit Down for Dinner” è durata cinque anni tra New York, Milano e la Toscana ed è stato, come tanti, un prodotto della pandemia durante la quale Kazu si è imbattuta in un passaggio dello scritto memorialistico di Joan Didion “The Year of Magical Thinking” nel momento in cui riflette sulla sua devastante esperienza di assistere alla morte improvvisa del marito a tavola. Quell’esperienza letteraria ha portato la Makino a pensare ai propri cari in Giappone, ai loro periodici rituali insieme, al pensiero di non poterli più rivedere.

“La vita cambia velocemente. La vita cambia in un istante. Ti siedi a cena e la vita come la conosci finisce”. 

L’introspezione è lapalissiana e si riflette in tutti gli episodi dell’opera che tuttavia non perde della sua immediatezza e, anzi, trova scintillio in brani superbi come nell’intrigante folk di “Not For Me” o nella psichedelica “If”, entrambe con la voce di Amedeo che ci accoglie con sensibilità ed eleganza.  

La ricercatezza e la raffinatezza che porta in dote questa decima fatica del trio gode di un’inafferrabile sincerità quando arriva il momento delle note “cinematografiche” della straordinaria “Melody Experiment”, ma anche della poppy “Before”, nelle quali la voce evanescente di Kazu diletta e ammalia.

I Blonde Redhead sono espressione di una musica della quale abbiamo bisogno. Dalle note “Sit Down for Dinner” trapela quel senso di appagamento e distensione che diventa necessario per godere appieno di uno dei migliori album in assoluto di una band in totale stato di grazia.

Bentornati.