Scrivere di un album “Eighties” dei Duran Duran equivale un pò ad entrare in una galleria d’arte e mettersi ad ammirare i quadri iconici di Patrick Nagel e di Ketih Haring appesi alle pareti. Ci si immerge in un immaginario pop che ha dettato le linee guida di un decennio fra i più sgargianti che l’umanità ricordi. Nel 1983, infatti, Simon Le Bon e soci sono sul tetto del mondo. “Rio” è stato un successone clamoroso. Tutti sono pazzi delle (geniali) linee di basso di John Taylor e dei suoni futuristici di Nick Rhodes. Oltre che, naturalmente, della bellezza androgina di tutti e cinque i componenti della band inglese.

Nel primo triennio degli Anni Ottanta, la febbre da Duranmania è talmente alta che arriva a contagiare persino Diana Spencer, giovanissima consorte dell’allora “principe” Carlo. Già, perché Diana non farà mai mistero della propria passione musicale verso i Duran. Persino in “The Crown”, bella e recentissima serie televisiva sulla storia della monarchia inglese, vi è una scena, piuttosto divertente, in cui la compianta Lady D si mette a ballare sulle note di “Girls On Film”.

Detto questo, “Seven And The Ragged Tiger” – che oggi compie quarant’anni – è uno di quegli album a cui il tempo ha fornito la giusta collocazione. Si tratta di un disco dalle tinte funk e composto da delle lyrics che sono tra le più schiette mai scritte dalla (bella) penna di Simon Le Bon. Risulta determinante, inoltre, il supporto offerto da Nile Rodgers nel remix della ultra-famosa, “The Reflex”. Pezzone, quest’ultimo, che ancora oggi rappresenta uno dei brani più celebrati dell’oceanica discografia della formazione britannica. Come da tradizione duraniana, però, qualche problemino in fase di registrazione dell’album non era mancato. Dopo la fase “imperiale” vissuta con il successo globale raccolto dalla pubblicazione dei primi due dischi, quasi tutti i membri dei Duran si erano sentiti un po’ smarriti.

Per Nick Rhodes e compagni, infatti, non era stato facile rapportarsi quotidianamente con le pressioni della fama. Proprio per questo, “Seven And The Ragged Tiger” è anche una sorta di descrizione sonora di quello che è stato uno dei periodi più duri vissuti dai Duran Duran. E la “tigre” che dà il titolo al terzo album del gruppo di Birmingham non è altro che la rappresentazione metaforica del concetto di fama e delle sue controindicazioni, per l’appunto. Tigre, a cui si contrapponeva una sorta di “commando” formato dagli stessi Duran e dai loro due manager dell’epoca (i fratelli Berrow). Filosofia pop allo stato puro, insomma.

Musicalmente, la terza fatica della band inglese non si discosta molto dai lavori precedenti. Tracce come “New Moon On Monday”, o “Union Of The Snake”, mantengono le stesse coordinate dei singoloni estratti da “Rio”. Non solo. A quel tempo Simon Le Bon era già diventato molto amico di un altro mostro sacro (anche se mai celebrato abbastanza) della musica mondiale. Ovvero, Michael Hutchence degli INXS. E proprio gli inni generazionali della band australiana rappresentano una delle influenze più conclamate dell’opera terza dei Duran. A tutto il resto ci pensa il tocco incisivo del producer americano, Alex Sadkin, scomparso prematuramente nel 1987. Curiosità tra le curiosità, “Seven And The Ragged Tiger”, fino all’uscita di “Astronaut” del 2004, sarà l’ultimo album dei Duran Duran con la formazione originaria. Sì, perché come già accennato in precedenza, i “fab five” stavano vivendo una fase di implosione. Sul finire del 1983, John Taylor e gli altri, più che “affamati come lupi” apparivano stanchi come prede sacrificali di un successo che non lasciava scampo alla propria vita privata.

Nonostante ciò, “Seven And The Ragged Tiger”, suona ancora come un disco dannatamente affascinante e maledettamente cool. Una delle vette più alte raggiunte da una band che, tra fisiologici alti e bassi, è riuscita a scrivere il proprio nome nel librone della “Rock And Roll Hall Of Fame”. E tra le pagine di quel grande romanzo che è la storia musicale degli ultimi quarant’anni. Con buona pace della tigre. E degli “avvoltoi” citati da John Taylor nella sua splendida autobiografia.  

Pubblicazione: 21 Novembre 1983
Durata: 37:36
Dischi: 1
Tracce: 9
Genere: synth-pop, new-wave, dance
Etichetta: Emi, Capitol
Produttori: Alex Sadkin, Ian Little, Duran Duran

Tracklist:

  1. The Reflex
  2. New Moon On Monday
  3. (I’m Looking For) Cracks in the Pavement
  4. I Take the Dice
  5. Of Crime and Passion
  6. Union of the Snake
  7. Shadows On Your Side
  8. Tiger Tiger
  9. The Seventh Stranger