La storia del volo 572 da Montevideo a Santiago la conoscono tutti. Tra romanzi, memoriali e ben due film è stata raccontata e riraccontata.

Il regista catalano J.A. Bayona decide di farlo ancora una volta, con un film (al contrario di quello bruttino di Marshall del ’93) completamente (e ben) interpretato da giovani attori ispanofoni e concentrato sul lato umano, e pertanto sociale, della vicenda. Oltre al terrore, allo smarrimento della fede da parte dei giovani dispersi sulle Ande dopo il disastro aereo, come suggerisce il titolo (mutuato dal romanzo da cui è tratto il film), sono le loro decisioni difficili dibattute e prese in comunità il focus principale della pellicola. È molto toccante e ben sviluppata ad esempio la discussione che precede la necessaria decisione di cibarsi dei cadaveri dei compagni di viaggio deceduti nello schianto.

Non solo parole e lacrime però. Da ottimo tecnico cinematografico, Bayona ci mette una scena dello schianto davvero terrificante e una grande infilata di riprese mozzafiato della cordigliera andina, bianca e spettrale, meravigliosa e letale.

Non un film narrativamente o visivamente sorprendente, ma certamente uno finalmente basato su un punto di vista emotivamente coinvolgente e non un mero racconto dei fatti.