E’ passato un po’ di tempo dall’ultima release di Jonathan Clancy: “Isolation Culture”, uscito a nome His Clancyness, era stato realizzato nell’ottobre del 2016 e da allora il musicista italo-canadese, se non ricordiamo male, ha pubblicato musica solo con i Brutal Birthday, la band punk da lui fondata insieme a Gianluca Cerri del Freakout Club di Bologna, Nico Pasquini (aka Stromboli) e Scoia degli Hallelujah.

Credit: Carolina Martines

Jonathan ovviamente nel frattempo non è mai stato fermo, perché cura sia la sua Maple Death Records che la Improved Sequence, label di ristampe di dischi e artisti seminali che condivide proprio con Cerri e inoltre lavora per la prestigiosa Fire Records di Londra, organizza il sempre bellissimo Handmade Festival di Guastalla (RE) e altre serate, oltre a essere padre di due bimbi.

Siamo davvero felici di ritrovarlo con questo primo LP a suo nome, appena uscito per la Maple Death: la sua band è composta da Dominique Vaccaro (aka J.H. Guraj) alla chitarra, Andrea De Franco ai synth e Kyle Knapp al sax, ma sul disco ci sono parecchi collaboratori importanti, tra cui Enrico Gabrielli dei Calibro 35 e Stefano Pilia dei Massimo Volume e suo ex compagno di band nei Settlefish, che ha prodotto il disco insieme a Jonathan e si è anche occupato del mixing.

Il titolo proviene dal libro “Gli Sprecati” del disegnatore Michelangelo Setola, uscito nel 2020 per Canicola Edizioni: proprio Setola, che negli ultimi anni ha collaborato di frequente con Jonathan per gli artwork dei suoi dischi, ha dato il modo al musicista bolognese di riprendere a scrivere musica, dopo un periodo di crisi. Il disegnatore ha infatti inviato a Clancy numerose tavole chiedendo di scrivere della musica sopra di esse: così la sua vena creativa è potuta ripartire, il libro di Setola è poi stato realizzato e in seguito Jonathan ha ripreso quella musica per poter finalmente costruire questo primo album a suo nome.

Un viaggio di circa tre quarti d’ora per undici canzoni che si apre con “Castle Night” e con le sue atmosfere ambient e folk, ma certo non nel senso più tradizionale del termine: caratterizzato da un suono quasi tetro, ma allo stesso tempo accogliente e confortante, il brano ospita sia il sax che elementi elettronici, cercando di trascinare l’ascoltatore in un universo lontano e senza confini.

C’è invece il flauto di Gabrielli nella successiva “I Want You” che, partendo anche in questo caso da basi folk, si avventura poi verso interessanti territori psichedelici con l’importante lavoro della chitarra di Vaccaro.

Sono molti i synth presenti invece in “Precipice”, uno dei brani che hanno anticipato l’uscita di “Sprecato” e si va a camminare su oscuri territori industrial con tocchi di synth-pop e, seppure si possa trovare della malinconia nel brano, i vocals del musicista di stanza a Bologna hanno sempre la capacità di emettere un pur nascosto calore.

“A Workshipe Deal”, invece, si muove tra gothic ed elettronica, rimanendo sempre molto oscura e dura (incluso nei vocals gridati da Clancyness che, nella sua impostazione, ci fa tornare in mente l’intensità di Michael Gira degli Swans) ed è impreziosita dal suono volutamente folle, ma di grande valore, del sax di Knapp.

Splendido “Had It All” che, con una notevole sapienza, sa unire influenze folk, dreamy e psichedeliche: a tutto ciò vanno ad aggiungersi i sapienti ed eleganti tocchi dello straordinario flauto di Gabrielli e la voce emotiva di Jonathan. Il risultato sa arrivare dritto al cuore.

Un disco sicuramente non facile questo “Sprecato”, ma ispirato e di grande valore, capace di rinchiudere con intelligenza numerose sonorità e influenze: per Clancy un debutto a suo nome assolutamente interessante.