Foto: Fred Gasch

È la prima volta che sento gli Idles in una location indoor, la terza in assoluto, e mi son sempre divertita tantissimo, anche se a sto giro temo la caldazza e ho (come tutti) delle giacche ingombranti.

Arrivo all’Alcatraz che sono quasi le nove, mentre fuori piove tutto il freddo immaginabile e, come mi aspettavo, la situazione è da sold out: nonostante il locale sia imballato riesco a farmi strada oltre il mixer, ma – memore dei precedenti concerti – non troppo avanti per essere in mezzo al casino.

Vogliamo spendere una parola su come da qualche tempo a sta parte i concerti inizino per lo più in orario rispetto a quanto comunicato e soprattutto non così drammaticamente tardi da far sì che il giorno dopo sia – indipendentemente da tutto – un giorno dove la sveglia suona troppo presto? Non so chi debba ringraziare di questa cosa, ma GRAZIE.

E così, poco dopo le 21, luci spente. Gli Idles salgono sul palco per quel che sarà il loro unico concerto italiano di questo tour, con “Idea 01” (da “Tangk“) la appoggiano piano, direi un ottimo modo per iniziare uno show che alla fine durerà due ore. La calma prima della tempesta? Sì.

E già con il secondo brano – “Colossus” – capisco (drammaticamente) che per quanto io non sia davanti ho sottostimato la linea del pogo, che sarà anche una figata pazzesca, ma io c’ho una certa, per cui indietreggio di parecchio, mi lateralizzo, perdo la vista su questi ragazzi sul palco che sono carichissimi, ma in compenso vedo i ragazzi sotto al palco che si divertono come ti puoi divertire a un concerto degli Idles.

Tutto il concerto sarà un crescendo di adrenalina, con Joe Talbot che tiene il palco con maestria, e una scaletta perfetta, dove non si arriverà mai all’estremizzazione della potenza, ma tutta l’energia che dal palco rimbalza dul pubblico e torna indietro sul palco sarà canalizzata alla perfezione. Ne è un esempio il susseguirsi di “Mother” – “Car Crash” – e “I’m Scum”, dove appunto “Car Crash” serve da contrappunto per due canzoni che sono un’esplosione.

Joe prima di partire con “I’m Scum”, si ferma, ringrazia il pubblico per averli accolti, e dice: “we do not lose a sense of love and safety in my family and friends, what happened next is an amazing things call community. This song is a celebration of everyone I love and everybody I can love and is specially dedicated to the innocent victims in Gaza. Viva Palestina.

Non è facile e non è mia abitudine parlare di politica in un report di un concerto, ma mi son sentita in dovere di riportare esattamente il suo discorso (spero di aver preso degli appunti sensati) non tanto con l’appiglio “è un virgolettato, riporto quel che ha detto Joe e bene così” ma perché sono fermamente convinta che la testimonianza in questo particolarissimo e straziante momento storico sia fondamentale. Aperta a eventuali critiche, ma non smetterò di pensarla così.

È possibile dire di un concerto così coinvolgente quale sia il pezzo che IL pezzo? Sì. e per me è (è stato e sarà sempre) “The Wheel”, che ci fa entrare nel cuore del concerto, è quasi passata un’ora e io non so più se la mia maglietta sia bagnata di sudore o di birra o plausibilmente di un misto di tutti e due, ma le canzoni si susseguono incalzanti e io raggiungo uno stato di grazia che potrebbe farmi dire “ok, è troppo“, ma no, non è troppo, e quindi passano brani quali “Gratitude”, “Divide and Conquer”, “Television”, “Roy” e la bellissima “Grace” (che mannaggia a me e alla mia memoria fotografica, ma questa la associerò per sempre al video sulla spiaggia, con Joe che sembra un’altra persona, se non avete chiaro chi, Youtube aiuta).

È stato un concerto grandioso? Sì.

È stato un concerto perfetto? Grazie al cielo, no. Ci sono state minime sbavature, soprattutto verso la fine, con una coda lunghissima su never fight a man with a perm, che a mio giudizio no, non ci stava-

Minime cose, su un concerto di due ore che è stato pazzesco, gli Idles han tenuto botta per due ore, la location indoor che un po’ temevo non ha per nulla scalfito l’idea che avevo di una band che se su disco vale 10 dal vivo vale 12. Tornerò a sentirli la prossima data italiana? Ovvio. Tutti avremmo bisogno nella nostra vita di più concerti così? Chevelodicoafare.

Milano! Joe Talbot’s Palestina Libera