Joe Mabel, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons

Torna ancora una volta in Italia il buon Steve Wynn con un lungo tour in cui è accompagnato da Chris Cacavas, esperto musicista nativo di Los Angeles, ma da tempo di stanza in Germania, prima nei Green On Red, poi da solista e da collaboratore di gente incredibile come Giant Sand, Chris Brokaw e ovviamente Steve Wynn.

Su Steve c’è poco da dire perché è attivo da oltre quattro decadi e la sua storia parla da solo: oltre alla carriera solista, nel suo curriculum ci sono i Dream Syndicate, che abbiamo visto a Bologna a fine 2022, The Baseball Project, Danny & Dusty, Steve Wynn & The Miracle 3, Gutterball e tante altre collaborazioni.

Questa sera ci troviamo a Parma, una città molto amata dal musicista californiano, e più precisamente al Borgo Santa Brigida 5/a, locale che prende il nome dal suo indirizzo, situato in pieno centro della città ducale e a due passi dai suoi gioielli più preziosi quali il Duomo e il Battistero.

Dopo un breve set di Chris Cacavas di circa una mezz’oretta per appena sei canzoni, quando mancano pochi attimi alle dieci e venti, ecco salire sul palco Steve Wynn accompagnato solamente dalla sua chitarra acustica: ad aprire il set c’è “Tears Won’t Help”, opening-track anche del suo disco solista d’esordio, “Kerosene Man” (1990). Ovviamente questa versione acustica poco ha a che fare con quella originale ed è molto soft, ma la voce di Wynn è ancora grintosa e capace di farsi rispettare.

Poco più avanti, però, l’energia non manca con “Strange New World” con un ritmo saltellante e una visibile esaltazione che esce dal suono della sua sei corde.

Un grande pezzo dei Dream Syndicate, “Merittville”, ci dimostra tutte le sue doti di songwriting e allo stesso tempo distribuisce una tranquilla vena di malinconia, a cui si va ad aggiungere la grande passione dei suoi vocals.

Sempre dalla discografia dei Dream Syndicate, Steve Wynn pesca un altro brano che ci piace molto, “Tell Me When It’s Over”, che gode di ottime melodie e, ovviamente, risulta molto più raccolto rispetto alla sua versione originale, ma guadagna comunque tantissimi applausi dal pubblico emiliano che sta riempiendo il pur piccolo locale.

Subito dopo ecco un classico, “The Days Of Wine And Roses”, in cui Wynn si scatena con la sua sei corde dai toni spagnoleggianti e piena di adrenalina.

Inizia poi la seconda parte del set in cui Chris Cacavas sale sul palco per dare il suo contributo e suonare il piano: bellissimo, per esempio, il medley tra “Armed With An Empty Gun” e “Fortune Teller” con tastiere da stadio e sapori springsteeniani, dove i due protagonisti riescono a esaltare i fan parmigiani.

Un altra pura scossa di adrenalina è anche “Southern California Line”, dove le voci di Steve e Chris si uniscono nel coro, mentre nel finale il prezioso lavoro di chitarra e tastiere risulta estremamente interessante.

Dopo una splendida e dylaniana “Carolyn”, è una bella versione acustica di “Boston” a chiudere il mainset con gentilezza.

Ovviamente i due statunitensi tornano sul palco dopo appena un minuto per un interessante encore che parte “Baby, We All Gotta Go Down” di Danny & Dusty che ci trasporta verso territori folk più tradizionali.

Dopo la cover di “Down By The River” di Neil Young, il concerto si chiude con “Kerosene Man”, dai veloci ritmi ragtime, esaltante e divertente.

Ottantacinque minuti molto gradevoli dove Steve Wynn ha saputo raccontare, in questa maniera acustica e scarna, qualche piccola parte della sua lunghissima carriera musicale: non possiamo che inchinarci davanti alla classe e alla qualità infinita di questo incredibile artista.