Delle note raffinatissime dei Puà – ovvero, l’interessante progetto artistico composto dal producer e cantautore Edoardo Elia e dalla cantautrice e visual artist Simona Catalani – ce ne eravamo già occupati mesi or sono per la nostra rubrica “Brand New”.

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Quello formato dai Puà, del resto, è uno dei sodalizi più interessanti dell’attuale scena alternativa. Non solo italiana, ça va sans dire. Già. Perché “Animali” – questo il titolo dell’album d’esordio dei Nostri, co-prodotto da WWNBB Collective e da Dischi Sotterranei – conferma tutte quelle peculiarità che hanno reso il suddetto duo una delle “Next big thing” italiche. Poco da dire.

Ascoltando brani quali “Touch Me” o la stessa “Magic Dance”, infatti, sembra di essere catapultati in una capsula temporale fatta di raffinato art-rock, incisivo folk-psichedelico e suoni spaziali. Tanta roba, insomma. E lo stesso discorso, se vogliamo, potremmo estenderlo anche a brani come “Beacon Margarita” e “Jewel”. “Animali”, in pratica, è un album intriso di una musicalità omogenea e variegata, dove la cura per i dettagli rappresenta uno dei fattori più preponderanti di un disco che è una vera e propria boccata d’ossigeno per gli amanti delle produzioni impregnate di una certa eleganza sonora.

Va da sé, naturalmente, che per godere appieno delle (tante) virtù presenti nel debut dei Puà, occorra ben più di un ascolto. Stiamo pur sempre parlando, infatti, di un’opera che si affaccia in territori diversi senza perdere mai di vista quella che è la regola principale dell’universo delle sette note: stupire chi ascolta con sincera e disarmante semplicità. “Animali”, in tal senso, è puro artigianato musicale.

Ed allora, tra i meandri patinati di una ballad come “Fireman” o nell’incedere epico di un pezzone come “King Grace” è possibile scorgere le sagome (metaforiche, ovviamente) di alcune delle band più interessanti d’oltremanica. Di più. Quello realizzato da Edoardo Elia e Simona Catalani è un disco che convince proprio per la sua aurea internazionale e per dei riferimenti che ripudiano la banalità del già sentito in nome di uno stile che è già fortemente caratterizzante. Altroché.

“Animali” si conclude con le note scanzonate di “Szechuan” e, soprattutto, con quelle dannatamente evocative di “Unusual”, uno degli highlights dell’album. Provando a tirare un po’ le somme, dunque, potremmo definire il disco d’esordio dei Puà come un raccoglitore di gemme glam, synth-pop, alt-rock decisamente a fuoco ed oltremodo gustose. Tradotto in soldoni, Simona Catalani ed Edoardo Elia sono due musicisti veri, con i controfiocchi ed il loro esordio non è altro che la conferma di un talento su cui – da queste parti – non vi era mai stato alcun dubbio.