Sette anni fa, in occasione del primo album di Luca Lezziero, scrissi che si trattava di un esordio tardivo ma comunque urgente (o forse proprio per questo); d’altronde l’artista milanese poteva già vantare un ricco e variegato curriculum fatto non solo di solide collaborazioni (fra tutte quella con i La Crus per cui scrisse qualche testo) ma anche di esperienze diverse, tra la scrittura e la poesia, con sempre la musica in testa ai suoi pensieri.

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Da allora, da quel piccolo gioiellino omonimo, ne è passata altra di acqua sotto i ponti, e sempre su Indie For Bunnies tessevamo le lodi pure di un suo progetto a quattro mani con il valente Stefano Giovannardi, col quale Lezziero mostrò un’attitudine diversa, rivolta com’era in quel caso a un’elettronica molto sfaccettata.

E che dire dell’amicizia e la stima che lo lega a Cesare Malfatti, ai dischi del quale ha ottimamente contribuito prestando la penna in diversi brani del suo repertorio?

Tra i due musicisti l’intesa appare davvero forte, prova ne è questa seconda uscita a nome lezziero. in cui a sua volta Malfatti ha partecipato in fase di produzione, spronandolo e supportandolo, oltre ad aver registrato i bassi e le batterie, quest’ultime suonate dal figlio Emanuele.
Lo stesso Emanuele Malfatti si è occupato anche del mix finale, consegnando un album che ha da una parte mantenuto l’ossatura delle canzoni così com’erano nate dai provini chitarra e voce di Lezziero, ma dall’altra ne ha donato sfumature nuove garantendo così al tutto un palpabile spessore.

Arrivato in formato fisico proprio in questi giorni (il disco nella sua versione digitale era già stato pubblicato nello scorso dicembre), a maggior ragione vi è ora modo di apprezzarlo già dalla sua suggestiva copertina. Colpisce invero tutto l’artwork del progetto, ad opera della designer Loretta Baiocchi che ben ha esemplificato il concetto del ciclo della natura, su cui si fonda l’opera.

Quello di Lezziero è assolutamente da ascrivere al concetto di pop d’autore, poiché in “naturæ.” ogni episodio trasuda classe ed eleganza, sin dalle linee vocali del Nostro, e in virtù di inserti musicali gentili che accompagnano parole che non definiremmo ermetiche ma piuttosto evocative, nel loro dare voce a temi esistenzialisti, su tutti il tempo che scorre con la sua inesorabile fugacità, ma anche, inevitabilmente, i sentimenti con tutta la gamma di significati che portano con se’.

L’apparato musicale è quindi in fondo quello classico, con chitarra, basso e batteria, cui si uniscono suoni elettronici mai invasivi, e anzi del tutto funzionali.

Delle undici tracce, come lasciato intendere prima, non va trascurato alcunché in fase di ascolto, ed è opportuno lasciarsi accompagnare e cullare dalle placide e malinconiche note dell’opener “Andare via” o di “Ci siamo detti no”, per non dire della programmatica “Vita”, specchio fedele delle nobili istanze dell’intero lavoro.

Escono leggermente dal seminato, a scongiurare un pericolo di eccessiva omologazione, brani come “Scuotilo” (dalle liriche particolarmente ispirate), “Cinque giorni (nel sole)”, forte di una bellissima melodia e “Filastrocca”, che un po’ mi fa ricordare certe atmosfere care a Max Gazzè.

“Naturæ” conferma in definitiva il talento sopraffino di Lezziero, abile a destreggiarsi ai confini di una sofisticata ma allo stesso tempo accessibile canzone d’autore. E fa specie che il suo nome non sia poi così tanto gettonato in certi contesti, perché le qualità per arrivare a un pubblico quantomeno più attento ci sarebbero (e ci sono) veramente tutte.