Una partenza ritmica degna dei Dodos e una verve post-new wave stile Temper Trap segna l’incipit di “Union”, seconda fatica firmata The Boxer Rebellion.
“Flashing Red Light Means Go” lascia il posto a “Move On”, decisamente più distaccata da quelle cadenze alternative inglese alla Elbow o Art Brut.
Qui c’è lo zampino di qualche discografico che li scaglia nella stessa direzione di Editors, White Lies e (perchè no?!), anche Muse.
“Evacuate” li fa assomigliare ai We Are Scientists, però più seri, più adombrati.
Le linee vocali si aprono intenzionalmente (e riuscendo pienamente nelle intenzioni) esattamente come quelle degli Stereophonics.
Ed è proprio a questi ultimi che devo dire che i The Boxer Rebellion assomigliano di più. Sembra che in Gran Bretagna l’influenza di Kelly Jones sia più marcata che nel resto del mondo.

“Soviets” è la solita solfa di ballata emozionale, che non toglie ne aggiunge niente alla tradizione.
“Spitting Fire” avanza come piace a me, ma non differisce di una virgola da quello che stanno cercando di fare dalla prima nota del disco. Tutto sembra un tentativo di ricreare qualche hit easy-rock anni ’90, come quelle dei Semisonic, Deep Blue Something, Filter e chi più ne ha più ne metta. Il lavoro in studio è fatto assomigliare troppo negli artifici ai Sigùr Ros, ma è forzato, e le strategie sono solo, per usare un termine cinematografico, ‘fegatelli’ che non portano da nessuna parte, poichè il resto dei pezzi ritorna esattamente sullo stesso tono senza cambiare intensità (e senza colpo ferire nell’anima e nel cuore degli ascoltatori).
“Misplaced” è una rievocazione dei Coldplay di “A rush of blood to the head”, ma i vocals sono accostabili a quelli dei Travis.

“The Gospel of Goro Adachi” è un bel tentativo di spaziare, ma quando sei circondato da una scena in mutamento che ha una grande tradizione elettronica e ottimi prosecutori di essa (These New Puritans), devi competere e non c’è storia.
“These Walls Are Thin” si rifà  un po’ a quello che hanno cercato di essere i Kaiser Chiefs, ovvero un brit-rock infuso di pop con produzione similare a quella dei nuovi Duran Duran o Take That che si voglia. Totalmente inefficace.
“Forces” sarà  stato l’ennesimo pezzo scritto dopo aver ascoltato una hit di Andreas Johnson, imbellettata alla Placebo.
“Semi-Automatic” mi fa pena perchè ormai è “‘sgamato’ il fatto che vogliono essere venduti a buon mercato su Mtv.

“Silent Movie” è un pezzo introspettivo carino, perfetto per una scena di bacio di un film. I Radiohead di “The Bends” qui si sentono, ma erano altri tempi quelli, è inutile rievocarli, mette solo tristezza.
Anche la Bonus Track è una scopiazzatura dei Coldplay, con il titolo rubato a un singolo dei The Gathering.
Un disco inutile da ascoltare perchè lo avete già  ascoltato in altre centinaia di dischi.

Cover Album

Union
[ self-released – 2010 ]
Similar Artist: Coldplay, Travis, Stereophinics
Rating:
1. Flashing Red Light Means Go
2. Move On
3. Evacuate
4. Soviets
5. Spitting Fire
6. Misplaced
7. The Gospel Of Goro Adachi
8. These Walls Are Thin
9. Forces
10. Semi Automatic
11. Silent Movie