Museo. Visita guidata. Popolazioni celtiche. Di fronte a un antichissimo ossario biconico (un’anfora di coccio tutta scheggiata, dentro cui in genere vengono deposti i resti dei parenti di qualcuno”…) concludo che si, l’album dei Les Fauves è proprio una bella sferzata di speed su per il cervello. La guida (una carismatica cicciona bionda che si crede decente e ammicca ai vecchietti) mi fissa perplessa, forse interdetta dalla mia espressione che apostrofare come strafottutamentemenefreghista sarebbe davvero troppo opportuno, seppure ancora ben lontano dalla realtà . Lei continua imperterrita a parlare di teschi e cimeli funebri, io mi ripasso il disco a mente. Una scossa che pizzica il collo e un basso distorto: ecco come il nuovissimo attrezzo musicale dei Les Fauves potrebbe allietarvi di piacere l’interno del vostro io più annodato. 5th Avenue sono i My Bloody Valentine che giocano a fare i ragazzi spensierati. Stop-and-go, batteria a metronomo di precisione e molta pulizia new wave tutt’intorno. Ma il fuzz tradisce. Cazzo se tradisce. Garage in a garage, ladies and gentlemen e se fate i bravi vi facciamo anche un assolo. Spank Me è intrippata, leggermente psichedelica e si avvale della facoltà  di organettare (mi fermo un istante per ripetere dieci volte ad alta voce “Modern Lovers” e poi riparto”…). E Adesso? Non c’è il dolce? February Lullaby è la ciliegina su una torta di ferraglia: una ballata elettrica agrodolce e bluastra che rimanda ai Placebo più malinconici. Stop. Il desiderio è funzione di una mancanza. Si desidera ciò che non si ha. La manque è una caratteristica propria a tutti. Dopo aver ascoltato l’MP3 in basso vi renderete conto che la vostra manque oggi potrebbe anche essere rappresentata da questo disco.