Dietro l’ uggiosa sigla Casiotone For The Painfully Alone c’è Owen Ashworth, giovane americano di 28 anni dedito al songwriting di matrice lo ““ fi con già  tre album alle spalle. Il mondo in cui si muove Owen è distante mille miglia dallo showbiz contemporaneo, è fatto di piccole cose, di sentimenti adolescenziali, di storie mai raccontate, di suoni estremamente semplici eppure terribilmente commoventi, schizzi di realtà  intime che appartengono ad ognuno di noi.

Il nucleo di questa poetica a bassa fedeltà  nasce con il debutto datato 1999 intitolato “Answering Machine Music”, album acerbo, ambizioso e ‘originale’ ( per usare un eufemismo”… ), tanto da dare ad apparecchi come la segreteria telefonica un ruolo di rilievo nel suono del disco. In verità  a modesto parere di chi scrive sia quest’ album che il successivo “Pocket Symphonies For Lonesome Subways Cars” ( 2001 ), pure con qualche spunto di maggiore valore rispetto al precedente, ci mostrano ancora un cantautore non in grado di modellare le sue canzoni con le grandi capacità  che lascia intravedere. “Twinkle Echo” ( 2003 ) indica un piglio più sicuro ed è un ennesimo passo in avanti ma contemporaneamente mostra come CFTPA, alla fatidica terza prova, rischi di smarrirsi nel pantano indietronico del periodo. Insomma la sufficienza piena se l’è guadagnata da tempo lo schivo Owen, ma il salto di qualità  decisivo stenta ad arrivare. Tutto questo finchè non compare nei negozi di dischi ” Etiquette”, summa ideale della creatività  sonica di Casiotone For The Painfully Alone.

Stavolta alla morigeratezza strumentale degli esordi si aggiungono pianoforte, archi, organi ed alcuni amici che collaborano a CFTPA con diversi ruoli. Il risultato è un Pop inteso come popular, intenso come certe minute esperienze quotidiane, fragile e deciso, malinconicamente inquieto e luminosamente emotivo. Nei 30 minuti abbondanti dell’album c’è il singolo “Young Shields”, che pare uscito dal Maximilian Hecker più elettronicamente ispirato, c’è l’amara ballata intrisa di malinconia à  la Tom Waits di “Don’t The Have Payphones”…” , c’è il divertente elettropop sghembo di ” Nashville Parthenons” e quello tutto drum machine di “Scattered Pearls”, c’è la nenia fiabescha di “Happy Mother’s Day” e la delicata leggerezza di ” Holly Hobby”, che potrebbe finire a pieno titolo in un cd dei Camera Oscura. E poi c’è “Bobby Malone Moves Home”, struggente malinconia sorretta dalle note di un piano che commuove come solo Owen Ashworth riesce a fare”…