When I look at you
Oh I don’t know what thinking
once in a while
And you make me laugh

(“When You Sleep”).

è una delle poche frasi comprensibili di questo secondo album dei My Bloody Valentine, una delle poche che mi rimane nella testa, gli altri testi sono talmente sommersi nel mix che a malapena si possono percepire. Distanti. Questo Album è una pietra miliare della musica indie; quando Robert Smith lo sentì, disse che era il primo album che chiaramente ci pisciava sopra a tutti quanti. Costato 250.000,-sterline portò la Creation, l’etichetta di Alan Mc Gee sull’orlo del fallimento; questo perchè il perfezionista Kevin Shields cambiò 19 studi di registrazione nell’arco di due anni e altrettanti ingegneri del suono dai quali pretendeva solo che microfonassero gli amplificatori e che schiacciassero il tasto di registrazione; eccezione unica Alan Moulder che però collaborò solo per un breve periodo. I testi sono improvvisati e Bilinda Butcher nello studio cercava di scrivere quello che pensava Shields stesse cantando. Out of focus, come la copertina.

Ne è valsa la pena perchè questo è decisamente il primo album che crea un nuovo suono usando le chitarre e campionamenti di chitarre, perlopiù feedback. Shields dirà  più avanti che lo ha registrato principalmente in mono, per dare un bel colpo di chitarra al centro de mix. E fu registrato in maniera molto più semplice di quello che si potrebbe pensare, niente effetti chorus o flangers, come faranno poi tutti gli shoegazers, ma semplicemente con la distorsione, gli overdub di chitarre e l’uso intensivo della leva del tremolo che da quell’effetto di sospensione e di leggero fuori tono tipico di tutto il disco.

E la distorsione di questo album è come un fuoco che brucia sotto le ceneri, un album destabilizzante rivoluzionario, onirico ed unico, un album senza tempo che ha fatto sembrare vecchio tutto quello che era venuto prima e quello che arriverà  dopo.

Credit Foto: Anna Meldal