Bisogna ascoltarli e cercare di capirli i Clinic.
Bisogna cercare di lasciarsi alle spalle l’oppressivo parallelo tra Thom Yorke e Ade Blackburn, neanche fossero cugini di quarto grado, o gemelli siamesi separati e dimenticati in fretta e furia alla nascita.
Bisogna lasciarsi martellare i timpani, smettere di dar retta a chi dice che i Clinic fanno sempre lo stesso disco da anni, e lasciarsi martellare timpani, nervi e vene.

Perchè è questo che fanno i Clinic con il nuovo disco “Do It”: ti entrano dentro piano piano, prima con oscura diffidenza, poi con sempre più velata e confusa disinvolutra, fino a lasciarti lì a coccolare e conservare con cinica gelosia quella sensazione di disorientamento che solo un viaggio legato al tettuccio di un’auto in corsa in un film di Tarantino può lasciarti.

O appunto, solo “Do it” dei Clinic, quelli che la next big thing di turno ci hanno provato ad esserlo, ci si sono avvicinati da distante, sempre fregati da qualcun altro che magari non ti saprà  far tremare le caviglie, ma, in un mondo cattivo come il nostro, sa sicuramente far trionfare l’astuzia a discapito della passione.
Me li immagino esausti e incazzati Ade Blackburn e soci, (s)finiti come i pennarelli maltrattati per colorare la copertina del disco, a chiedersi a chi toccherà  adesso che i soliti Radiohead, tirati sempre in mezzo come un qualsiasi giorno della settimana, non bastano proprio più a definire con malizia lo psico-pentolone dei Clinic.

Forse agli Stooges presi con la forza e centrifugati fino a farti accapponare la pelle in “Shopping Bag”, o forse agli onnipresenti Flaming Lips, chiamati a sfregiare inconsciamente quella beata polaroid anni ’60 che è “Free Not Free”.
O forse, perchè no?, toccherà  a Neil Young, trasferitosi sotto acido dal Canada alla voce di Ade Blackburn, giusto il tempo di cantare “Memories” come neanche te l’aspetti, figuriamoci in apertura del disco.

Bisogna ascoltarli e cercare di capirli i Clinic.
Perchè quando “Emotions” o “Whinged Whell” ti urlano in faccia che di stupidi rimandi non ce n’è poi un gran bisogno e che i Clinic, almeno per una volta, suonano come lo farebbero i Clinic, capisci che “Do it” è come quelle cose belle che ti inquietano fino a conquistarti definitivamente, fino a farti capire con immenso piacere che non ne avrai mai scampo.