Hello motherfuckers”…I’m back from exile.

Beh no, non proprio. Anzi, tutto il contrario, considerando che mi sto apprestando a sparire dalla circolazione ancora una volta per un bel po’ di tempo ma”…era giusto per introdurre quello che è successo. E quello che è successo è bello. Quello che è successo è che io navigo e mi imbatto in “Back From Exile”. Un loop acustico semplicissimo, una voce annoiata fino all’inverosimile, puro scazzo Strokes contenuto in un folk minimale e catchy e quel “Motherfuckersssss” che sibila in modo cinico e appropriato per una polverosa atmosfera western. Bam! Colpo di fulmine e album acquistato a scatola chiusa.

Febbraio 2009.
Gli Strokes si riuniscono per dare un seguito a “First Impressions Of Heart”: prima di questo punto fermo sono successe alcune cose importanti. Albert Hammond Jr è arrivato alla seconda pubblicazione solista, che però non ha riscosso poi così tanti pareri favorevoli come ai tempi dell’esordio di un paio di anni fa. Casablancas ha prestato la voce per qualche collaborazione più o meno riuscita per poi sparire nell’ombra e Valensi ha fatto perdere in modo fantastico le sue tracce, probabilmente nascondendosi sotto le lenzuola con qualche modella (nice one Nick!). Inoltre Moretti ha dato vita a un discreto progetto folk con amici che ruotano attorno alla ‘famiglia Banhart‘ dal nome Little Joy che però, a dirla tutta, se non si fosse trattato del batterista degli Strokes, il mondo avrebbe dedicato poco spazio e risonanza alla cosa.

Poi, ecco che dal nulla, il taciturno e sempre politically correct del gruppo newyorkese, Nikolai Fraiture, esce con questo bel debut dal fantastico sapore vintage. Come condensare Sergio Leone in episodi di due minuti e mezzo. Infarcire la musica folk e western con un pop-rock dal tiro minimale e garage è cosa difficile. Se ti va bene potresti addirittura aprire nuove prospettive e un futuro a una scena che ha sempre bisogno di nuova linfa vitale. Ecco quindi un mini film impolverato, un Saloon del nuovo millennio con le porte in acciaio, dove entrano per un goccio di Jack anche personaggi piuttosto noti. Un cameo lo concede Nick Zinner (Yeah Yeah Yeahs) e un altro Regina Spektor. Dietro al bancone, a servire e a dare il ritmo e la voce alla storia c’è proprio Nikolai, anzi Nickel Eye: faccia imperturbabile e voce amabile, nel raccontare di storie andate perdute sotto ai raggi del sole cocente e in mezzo al vento. “Providence, Ri” è con ogni probabilità  la canzone pop del mese del sottoscritto. Progetto fresco e godibile, una bella sorpresa, che arriva proprio nel momento giusto. Consigliato a tutti quelli che si stavano annoiando del solito folk e a quelli che avevano cominciato a sentire la nostalgia delle sonorità  targate Strokes. Prima di tornare in studio con gli altri Strokes, Fraiture sarà  in giro: i Nickel Eye si esibiranno accompagnati on-stage proprio da quei Red Cortez che noi di Indieforbunnies da più di due anni cerchiamo di promuovere (già , gli ex Weather Underground di cui vi abbiamo regalato anche dischi firmati tramite vari contest e che a modesto parere del sottoscritto saranno una delle vere sorprese di questo 2009).

Tutto comincia a tornare: una nuova scena garage rock-folk sta per mettere in circolo di nuovo un po’ di sana adrenalina da saloon e questa è solo la prima avvisaglia.
Be ready.

Cover Album

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The Time Of Assassins
[Ryko – 2009]
Similar Artist: Red Cortez, Yeah Yeah Yeahs, Albert Hammond Jr
Rating:
1. Intro (Everytime)
2. You And Everyone Else
3. Back From Exile
4. Fountain Avenue
5. This Is The End
6. Dying Star
7. Brandy Of The Damned
8. Providence,Ri
9. Where The Cold Wind Blows
10. Another Sunny Afternoon
11. Hey, That’s No Way To Say Goodbye