Ormai ci hanno abituato: ogni anno pari esce un loro disco.
Se il primo “Coming On Strong” nel 2004 è passato quasi inosservato, malgrado fosse molto valido, il secondo nel 2006 dal titolo “The Warning” li ha consacrati alla critica internazionale. Due anni dopo “Made In The Dark” delude un po’ le aspettative e quindi molti erano gli interrogativi prima dell’ascolto di questa quarta pubblicazione.

Il formato originale della band, fatto da 4 tastiere e una batteria, rende la ricerca del suono originale uno stile di vita. Forse questo è proprio il punto di partenza, la maturazione armonica delle tastiere attorno alle quali si sviluppa il sound divenuto adulto ad accattivante, grazie all’enorme lavoro di Joe Goddard e Alexis Taylor che di fatto sono le menti pensanti del combo.
Ed ecco che il disco suona funky, soul, house e techtronic. E piace davvero.
Si inizia con “Thieves In The Night”, i ladri nella notte, una traccia molto d’impatto e destinata, forse, ad un pubblico vasto. Ma il sound tradizionale degli Hot Chip emerge nella successiva “Hand Me Down Your Love”, riportandoci al pluridecorato “The Warning”. Una ballata cadenzatissima, dal ritmo incessante.

“I Feel Better” segna più di altri brani la virata danzereccia del gruppo dalle innumerevoli tastiere sincronizzate. Lo stesso dicasi per “We Have Love”, che sembra una “People Are People” degli anni duemiladieci.
Un capitolo a parte è l’impalpabile “Alley Cats” che ancora non riesco a classificare: un sound tipo The XX con tanto di finti violini ed effetti evanescenti.
Il disco segna sicuramente la maturazione artistica della band ma paga un prezzo molto alto all’originalità , forse nel tentativo di accontentare tutti i palati o forse più gente possibile.
Ma chi ama i Depeche Mode magari odia i Pet Shop Boys. E quindi alla fine si rimane mediamente delusi. Non sempre maturare significa crescere.

SVILUPPABILE.