Sarebbe stato difficile anche per il più fervido sognatore: la musica dei Neu! (ma anche degli Harmonia) ancora “‘viva’ su un palco. In Italia. Eppure è quanto si è materializzato al Circolo degli Artisti alle 22.30 del 27/10, il primo vero, poderoso giorno di freddo a Roma per la collezione autunno-inverno. Il progetto non può chiamarsi neuvamente con l’antica krauta sigla: Klaus Dinger ci ha lasciati nel 2008. E il nuovo conio è mutuato dal brano epocale che da inizio alle danze: Hallogallo (2010). Forse la dipartita del compagno alchimista deve aver dato all’amico-confratello Michael Rother la spinta per riaccendere quel motore creativo che i Neu! seppero inventare, anche con la complicità  del geniale-pazzoide Ing. Conny Plank.

Il primo atto è stato la ristampa in vinile, a Febbraio 2010, dei lavori storici del gruppo comprensivo del praticamente inedito “Neu!86” (questo box era in lavorazione mentre Dinger era ancora di questa terra); il secondo atto risponde invece a questa urgente volontà  di ridar voce agli strumenti. E i sodali di Rother nel riaccendere le macchine sembrano stati geneticamente concepiti a tal fine: Steve Shelley (Sonic Youth) alla batteria e Aaron Mullan (Tall Firs) al basso, praticamente i pistoni del motore. La fluida energia carburante viene dalle sulfuree tastiere, dalle sature chitarre, dai fumanti marchingegni di un Michael Rother in perfetta forma fisica e, crediamo, mentale. L’esito è sorprendentemente travolgente e il senso del movimento chiarissimo: quell’ossessivo ritmo propulsivo, che qualcuno definì motorik, è tornato a pulsare e sentirlo provenire dal palco davanti a te è a dir poco esaltante. Impossibile pensare ad un drummer più perfetto, ad una sezione ritmica più perfetta. “Hallogallo”, “Negativland” le (poche) rimembranze provenienti dalla discografia dei Neu! (per fortuna nulla dal “‘recente’ “Neu! 86”), “Dino”, “Veteranissimo”, “DeLuxe”, dall’altra fondamentale formazione più “cosmica” con Roedelius & Moebius, gli Harmonia (da recuperare il postumo “Live 1974”), “Silberstreif”, “Neutronics 98”, “Aroma Club B3” (dai lavori solisti di Rother) e un brano inedito (“Two Oceans”). Tutta l’esecuzione è un trip, spiraleggiante, ipnotico, un raga sempre uguale a sè stesso eppure sempre cangiante.

Dei Neu! mancano “Hero”, “Isi”, “E-musik”, e sono mancanze gravi. Di quelle di cui non si potrebbe fare a meno. E i 65 minuti di concerto sono pochi, anche se tiratissimi (con uno Shelley sudatissimo nel tenere le furibonde mistiche-meccaniche ritmiche). Però l’essenza presente è pregna, densa com’è di quel modo deviante di precorrere ere geologiche musicali”… proto-(post)punk, proto-new wave. Elettropsichedelia. Quella che i Pink Floyd seppero imprimere nella memoria collettiva degli appassionati di “rock-altro” sotto il lato oscuro della Luna, in un brano come “On The Run”.

Non è, a mio avviso, mai abbastanza il valore attribuito ai Neu!. E anche oggi, in cui il loro suono arriva postumo a tutte le esperienze musicali a cui ha dato origine, continua a far rizzare i capelli, comprendere, con il senno di poi, con la valutazione delle conseguenze, quanto la loro produzione sia stata necessaria e fondante.
Il krautrock è morto, viva il krautrock!

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