A metà  tra gli Amiina e gli Active Child, si schiude l’antiloop della prima traccia, che solleva l’ascoltatore in una nausea eterea. “Cerulean” si promette di essere una buona scala ambient per le nuvole.

Spiegarli come un’elettronica sopra le righe non è sufficiente a far catturare in modo preciso la liquidità  dei pezzi. C’è qualcosa di più radicato nel tempo, affine all’orecchio degli amanti delle sonorità  manipolate, arie tese e sequenze contratte, distorte fino all’irriconoscibilità .
La spavalderia che ricorda gli UNKLE è rintracciabile almeno quanto l’adeguatezza della ritmica stile Notwist. Atmosfere più diluite ma stessa drammaticità  dei Telefon Tel Aviv.

L’elettronica svuotata del protagonismo yeasayeristico mette in risalto i suoi aspetti meno palesemente sfruttabili, ma sicuramente più succosi.
Non lasciarsi ingannare da venature chill-out rende l’ascolto di questo disco simile alla contemplazione di un affresco fatto di soluzione nebulizzata.
A parte una track intitolata “(heart)”, quella che spiazza è “Animals”, uno dei pochi casi in cui si riesce a sfruttare positivamente influenze da “Medulla” di Bjork senza essere ridondanti e tradurle in motivi sottendibili efficacemente a qualsiasi altra struttura musicale, fisica o mentale.

“Indoorsy” è amabile ed estatica. Breve trip che sfocia verso la parte conclusiva del disco, dove troviamo due perle: “Palatial Disappointment” e “Hall”, forse il pezzo migliore dell’album, un jingle di dolce vacuità .