Che ci sia una sorta di masochismo inconscio o che siano scelte fatte in momenti di scarsa lucidità , ciò non toglie che spesso e volentieri il singolo lanciato poco prima di una nuova uscita  sia una delle tracce più anonime ed insulse dell’intero album.
Ce ne sarebbero milioni di esempi da portare e non fa eccezione il discutibile primo singolo di questo “Keep You Close”:   “Constant Now”.

E’ vero: Tom Barman e i dEUS non hanno mai fatto scelte scontate, ma certo ascoltare un brano moscio o di scarso appeal non aiuterà  a porsi con il necessario entusiasmo di fronte  ad un intero nuovo lavoro.
Per fortuna in questo caso un brano non eccezionale( almeno a gusto personale) apre le porte verso altre otto tracce da ascoltare e da godersi appieno.
Certo ne è passato di tempo da quel “Worst case scenario” che, nell’ormai lontano 1994, fece conoscere il gruppo belga al pubblico europeo e d’oltreoceano grazie alle sue melodie sghembe e a delle sonorità  che mischiavano indie, punk e noise in un novello “‘trait d’union’ tra Yo La Tengo, Pixies e Sonic Youth.
Penso che in pochi non ricordino il video di ” Suds & Soda” e come esso fece da apripista per scoprire che si poteva fare grande musica non solo in Inghilterra o negli USA, ma anche il Belgio si candidava a dire la sua e lo faceva in maniera decisamente convincente e spiazzante.

Non ci si può aspettare la stessa “‘furia iconoclasta’ degli esordi, ma quanto di immediatezza e di “‘potenza’ sonora hanno perso negli anni, i dEUS lo hanno abbondantemente recuperato grazie ad una maggiore raffinatezza negli arrangiamenti e ad una maggiore maturità  di suono che rende questo “Keep You Close” album da ascoltare e riascoltare più volte, per cogliere tutte le sfumature e sfaccettature che un ispirato Tom Barman ha saputo inserirci.

Ballate come “The Final Blast” ed “Easy” si alternano a brani più ipnotici e ritmati come “Dark Sets in” o a piccole perle di equilibrio come la title track “Keep you close”, ma in tutto il disco i cambi di ritmo fanno da padrone non lasciando mai spazio alla noia o alla banalità .
“‘La piccola rivoluzione’ belga giunge al suo settimo capitolo e nemmeno questa volta delude.

Credit: press