(Ah, benedetta World Wide Web. Che ti permette di scoprire cose nuove e fiche che ti permettono di fare il bullo con gli amici e il bello con le ragazze sulle basi della tua cultura musicale (non che funzioni sempre, ma almeno è una base di partenza.))

Quando ho deciso, qualche anno addietro, di approfondire seriamente il discorso indie rock, il mio consigliere di fiducia mi indirizzò su un sacco di band, tra cui i CYHSY.
Forti di un omonimo disco d’esordio (del 2005) ben recensito, che ottenne addirittura un bel 9.0 su Pitchfork, cresciuto dal semplice download sul loro sito al passaparola tra I blogger (condizione indispensabile per il successo di una band emergente al giorno d’oggi) ai complimenti della critica internazionale alle oltre 200.000 copie vendute, diventando una delle next big things del panorama indie americano.  Il seguito “Some Loud Thunder”, che ha scatenato una moltitudine di pareri differenti, deludendo alcuni e convincendo altri, ha comunque contribuito a confermare che i nostri non erano delle meteore (recensione su IFB QUI), pur ottenendo un risultato commerciale peggiore del predecessore.

Ma alla fine, dopo questo sunto della carriera, sto nuovo disco com’è? Dopo 4 anni d’attesa (un’enormità  nei tempi del web 2.0), I 5 newyorkesi tornano sulla scena. E lo fanno di mestiere, con l’apertura di “Same Mistake” e un’impronta di indie-pop che traina tutto il disco, relegando le influenze di Velvet Underground, Waits e quant’altro del primo disco e il pop Sixties del secondo sullo sfondo, come solido background dell’identità  musicale del gruppo. I suoni si fanno delle volte distorti (la titletrack “Hysterical” e”Into Your Alien Arms”), delle volte assumono sfumature eteree in un contest squisitamente pop (“In A Motel”), chiudendo in un crescendo di ottimo songwriting con “Adam’s Plane” e restando sempre orecchiabili al 100% e difficile da ascoltare restando immobili.   Il disco nel complesso è solido, non ripete l’osannato debutto (che comunque viene richiamato spesso) e non innova il genere, ma innova sicuramente il loro modo di intendere questo genere (per chi ama la divisione in generi). Siamo a metà  strada tra il pop e il rock, senza disdegnare le chitarre distorte e le ballate, mature e commerciabile al punto giusto.

Forse che i 4 anni di assenza dalla scena come gruppo gli abbiano schiarito le idee e fatti imboccare la strada giusta? Promossi, a pieni voti.