Bosco Delrey
Everybody Wah

Son sempre stato abbastanza critico nei confronti degli artisti con la spiccata voglia di voler a tutti i costi riportare in auge un certo stile. Sono stato fino ad oggi un po troppo tradizionalista, legato troppo alla storia. Non vedevo uno spiraglio di luce all’orizzonte, anzi continuavo a guardarmi indietro, lì tutto era così splendente e illuminato. Guardavo avanti e niente, il buio. Soprattutto per un genere come il rockabilly, legato fortemente alla propria storia, resta difficile reinventarsi, darsi una spolverata. Così credevo fino a poche settimane fa. Poi Bosco Delrey.

Bosco Delrey è, per così dire, l’Elvis spettinato dei nostri poveri tempi. Un Elvis 2.0, e non me ne vogliate, so di stare esagerando. Ok, Elvis era più bello, cuccava di più, aveva una voce di uno/due/tre livelli superiori rispetto a questo giovinotto. Però non mettete fine alle mie speranze, fatemi credere che anche noi poveracci del ventunesimo secolo abbiamo il nostro Elvis. Ok, no. Parliamo del disco che è meglio.

“Everybody Wah” è rockabilly misto a garage rock aggiornato al 2011. Pompato di sintetizzatori e drum machine, non più solo la vecchia chitarrona elettrica che suona fondamentalmente i soliti due/tre accordi rog en rol. Un soffio alla polvere che si posa sui vecchi vinili di mammà  e papà , una ventata di freschezza per le nostre orecchie, utile per riassaporare i tempi che furono. Ok, con quell’alone di magia in meno ma con la stessa voglia di gustarsi il disco dalla prima alla ultima nota, chiudendo gli occhi e immaginando su quel palco un Elvis spettinato, musone e meno bello. Questo è quello che immagini dando ‘play’ a questo disco.

Delrey vuole sì ripescare dalla tradizione degli anni ’50 ma non lo fa pesare. Ci sono le fiammate rockabilly appunto (“Don Haps” e “Lovely Sleepy Dead”), fughe in territori psichedelici in cui puoi trovarti davanti Syd Barrett in trip (“Archebold Ivy”) e ballate strappacuore (“Down We Go”, “Insta Love”).
“Everybody Wah” è questo, un frullato di suoni ‘andati’, tuttavia non dimenticati, un continuo strizzare l’occhio al passato con la speranza di far rivivere ciò che fu e scorgere in lontananza, dietro alle nubi, uno spiraglio di luce.