Banale premessa genealogica: Nessuno, in ogni ‘arte’, come in musica, produce dal nulla; anche le più fulgide creatività  si fondano su dinamiche di mimesi, autocombustivi intrecci d’influenze, atmosfere e ispirazioni. Fin troppo presente in questo marasma ideale, possiamo distinguere per massimi sistemi, una particolare tipologia di discendente musicale : lo ‘Stilista Vintage’. Sorvolando l’evidente contraddizione in termini, stiamo pur sempre parlando di moda, lo ‘Stilista Vintage’ non fa altro che pescare un capo di successo dal passato (es. shorts a vita alta), cambiare la disposizione di qualche cucitura e apporre la propria etichetta.

Naturalmente ciò non ha un effetto completamente livellante, c’è pantalone e pantalone, cucitura e cucitura, etichetta ed etichetta; il nostro amico Ty Segall è un ragazzo di gran classe e sarà  proprio dura uscire senza i vostri “nuovi” shorts. “Slaughterhouse” , prima prova sotto la nomenclatura Ty Segall Band, rappresenta il culmine compositivo di un percorso fatto da 5 album solisti e un incalcolabile quantità  di split, collaborazioni ed EP.

Si,stiamo parlando del solito album di garage rock californiano,ma una volta tanto ci passa tra le mani qualcosa di infuocato e compatto,qualcosa che a sentirlo gli MC 5 si sentirebbero ancor più importanti. Difatti sugli 11 brani grava un ascendente hard rock (“The Tongue” e “Wave Goodbye” in particolare), parimenti accompagnato dal marchio di fabbrica, o meglio etichetta, di casa Segall : l’attitudine Lo-fi (“Slaughterhouse” e “The Bag I’m In” ). L’ unico bottone fuori posto sembra essere la conclusiva “Fuzz War” ( dieci minuti in cui Feedback, Fuzz, rullate di timpani e cigolii metallici si aggrovigliano confusamente ), la quale finisce per suonare come una dichiarazione d’intenti un po’ pretenziosa e autoreferenziale.

Ma per questa volta l’ amico Ty sceglie le rifiniture giuste, azzeccando una manciata di melodie magnetiche (“Tell Me What’s Inside Your Heart” e “I Bought My Eyes”), ed ecco pronti un bel paio di shorts, di quelli da indossare alle feste con tanto alcool dove i vestiti si sporcano facilmente. Se invece vogliamo essere sicuri che il garage rock e la california abbiano ancora da dare mise più sconvolgenti, ci conviene frugare nel guardaroba alla ricerca di Purling Hiss e Thee oh sees.

Foto Credit: Denee Segall