Australia parte seconda. Sempre scena di Melbourne, di cui i The UV Race sono stati motivatori e istigatori da quando si sono formati nel 2007 in poi, finendo per essere immortalati anche in un film (“Autonomy And Deliberation”). Più che un gruppo sono un collettivo (Marcus Rechsteiner voce, Alistair Montfort chitarra, Moses Williams basso, Dan Stewart batteria, Emily Jackson tastiere e Georgia Rose sassofono, armonica), dalle abitudini musicali non convenzionali, controverse e divertentissime. Come se la sperimentazione rumoristica dei The Fall venisse mischiata allo spirito integerrimo dei Crass (ma senza la politica) e all’attitudine post punk degli EULA (cocchi dei Mission Of Burma), con un pizzico di inquietudine punk stile The Cramps a insaporire il tutto.

Sono approdati in casa In The Red dopo aver fatto uscire una messe di cassette, cassettine e vinili per varie etichette australiane ( la Aarght! Records ha pubblicato l’esordio “The UV Race” nel 2009) ed essere riusciti a costruirsi un seguito fedele e solidissimo grazie a live sfrenati e selvaggi. Il cantante Marcus spesso si esibisce vestito da donna, dialogando con il pubblico con la verbosità  di un Mark E. Smith in erba e l’appeal di una Beth Ditto al maschile. “Racism” è il secondo disco che esce con ampia distribuzione internazionale, dopo “Homo” del 2011, e sposta l’asticella della loro pazzia musicale un filo più in alto. Meno sperimentale del predecessore, istintivo e viscerale, o lo ami o lo odi ma è difficile che lasci indifferenti. L’incredibile follia di “I’m A Pig”, la liberatoria cartolina da un mondo in crisi di una “Life Park” stranamente seria, il rock primitivo di “Raw Balls”e la stranezza di “Bad Egg”. Ma anche l’indolenza di “Sophie Says”, la dinamicità  di “Unknown Pleasures”, la distorsione di “Be Your Self” e “Nuclear Family”, l’orecchiabilità  di “Gypsy King” (che ricorda quella “Girl In My Head” che era il cavallo di battaglia di “Homo”) e un numero tra Pop Group e Wire nella conclusiva “Memenonome”. Un frullato di influenze diverse e opposte che sembrerebbero difficili da mettere insieme, eppure funzionano: questa è la chiave del sound creato dal sestetto australiano.

A metà  tra il divertimento dei party di “Animal House” e il mal di testa del mattino, dopo una notte da cani passata sul divano di una sconosciuta, la musica dei The UV Race non è roba per tutti, sia ben chiaro. Però merita un ascolto, potrebbe essere una sorpresa stuzzicante e perfino gradita. Qualcosa che non si sente tutti i giorni, questo è sicuro.

Photo: Bandcamp