Se qualcuno pensa ancora che dalla Svizzera escano solo banchieri e cioccolatini e che i cantoni siano popolati solo da mucche viola farà  bene a ricredersi. Dalla terra di Guglielo Tell esce anche ottima musica, abbiamo già  avuto occasione di apprezzare i bravissimi rockettari Gotthard, e adesso abbiamo anche un gruppo di folk-rock giunto al suo terzo album, i The Lonesoft Southern Comfort Company.
Il Southern Comfort è un tipico liquore del sud degli Stati Uniti, ed è qui che affondano le radici musicali del quartetto elvetico, whiskey double malt e tabacco da masticare stando sulla veranda del ranch mentre la viola di Boris fa da tappeto musicale alle corde di Fabio John Robbiani al servizio delle pelli rullate da Duke.

Strumenti d’epoca per una musica senza tempo, per un album che parte con una bellissima “When he’s down” che attacca subito con gioiosa potenza facendoci intravedere coloni che ballano davanti al fuoco. Un gran bel pezzo che ci ricorda i The National con un pizzico di elettronica retaggio della passione adolescenziale della techno per Robbiani e che finisce sfumando in una lenta ballad sognante. La successiva “Warwick way” è un lungo arpeggio di ben 8′ che ci accompagna al piccolo trotto sotto al sole, lungo il Rock River che scorre alla nostra destra, siamo nel mezzo di un rosso deserto dell’Arizona dove la musica rarefatta che ci regalano le corde magistralmente pizzicate da Abraham ci donano un’oasi di pace e serenità .
Una corta, semplice canzone in stile Dylan la track “3 Mary Anne” con la viola di Boris a caratterizzare di tonalità  calde il colore di questa piccola chicca. Sul quarto gradino è la title track dell’album, “The big hun”t, un country con incursioni elettroniche che potremmo azzardare in stile Band Of Horses in “Cigarettes Wedding Bands”, la voce di Robbiani è la protagonista del brano con una serie di tonalità  che danno un’impronta scorrevolissima che non viene mai a noia.

“Retreat” più che una ritirata è una gioiosa cavalcata di corde aggredite con pennate furenti, nubi basse che corrono all’orizzonte su pietre rosso fuoco, “That 2am call” è una strana, bellissima, commistione tra una ballad country ed un pezzo rock, un mix da ascoltare e riascoltare in un loop magnetico. La settima traccia, “Ct scan”, è un puro brano folk che ci riporta tra le righe dylaniane, malinconia e solitudine di notti passate al pascolo vengono richiamate in ogni nota suonata dalla band. Note lente fanno da sottofondo alla voce di Robbiani che vira su tonalità  roche per raccontarci di questa “Wall Street’s Foreign Legion”. Per finire una “Rent Song” che è un poco la storyboard dell’album, abbiamo dentro di tutto, folk, country, elettronica, tutti gli strumentisti a portare il loro contributo per fare un riassunto di quello che hanno seminato nei pezzi precedenti.

Questi The Lonesome Southern Comfort Company sono per certi versi difficili da inquadrare, abbiamo varie influenze che si mescolano in crogiuolo di influenze, se il filone è sicuramente folk-country-rock, loro stessi si richiamano a contaminazioni elektro-techno con riferimenti di Robbiani perfino ai Velvet Underground. Ma d’altronde abbiamo sempre bisogno di inquadrare una band in una gabbia predefinita? L’importante è la piacevolezza dell’insieme che ci viene proposto dal quartetto svizzero, e se pensiamo che il tutto viene assemblato con pochi, semplici strumenti d’epoca da poco prezzo non possiamo che apprezzare il lavoro svolto. I testi sono impegnati, diritti violati e contestazioni al potere sono tra le passioni che animano Robbiani e che danno anima e fuoco alle sue composizioni.

Le tracks girano su pochi semplici accordi in Do e Sol, il che rende ancora più stupefacente la ricchezza di sfumature che abbiamo ascoltato, ma questo dimostra ancora una volta che la musica non è fatta di scale velocissime, ma di emozioni tirate fuori da artisti sensibili e capaci di infondere emozioni. Smells like teen spirit gira su quattro semplici accordi, c’è voluta la magistrale interpretazione disperata e maledetta di Kurt Cobain a farne una perla senza tempo, le emozioni ed i colori dell’armonia superano sempre i puri virtuosismi tecnici. I testi delle canzoni sono perle di poesia urbana, mai banali nemmeno quando parlano di amori difficili, rabbia verso i “predoni” di Wall Street e contro la guerra, una ribellione che i Lonesome combattono a suon di bellissimi versi.

  • Website
The Big Hunt
[ On The Camper – 2013 ]
Genere: folk-rock
Rating:
1. When He’s Down
2. 64 Warwick Way
3. Mary Anne
4. The Big Hunt
5. Retreat
6. That 2am Call
7. Ct Scan
8. Wall Street’s Foreign Legion
9. Rent Song