Ty Segall ne ha combinata un’altra delle sue. Non pago di sfornare dischi a profusione (l’ultimo da solista, “The Sleeper”, è uscito ad agosto), di capeggiare un infinito numero di gruppi, di intrattenersi piacevolmente con una piccola etichetta discografica (la God?), ha trovato un nuovo modo di esprimere il suo multiforme ingegno. Niente chitarra stavolta: nei Fuzz Ty canta e suona la batteria, lasciando al fido Charlie Moothart il ruolo di chitarrista e a Roland Cosio quello di bassista.

Sono distorti i Fuzz, come giustamente ci si aspetta da un gruppo in cui milita il buon Segall, ma molto diversi dalle sue numerose incarnazioni precedenti: pesanti, minacciosi e potenti metal kids con il diavolo in corpo. Il pazzo folletto nato a Laguna Beach stavolta pare proprio aver tanta voglia di ritmo e rumore di quello duro e corposo, forse per scrollarsi di dosso il brutto periodo vissuto di recente e descritto in “The Sleeper”. Qualcuno è arrivato addirittura a scomodare i primi Sabbath parlando dei Fuzz, e anche se il paragone è francamente esagerato non si può negare che di tali sonorità  Segall, Moothart e Cosio sentano l’influenza (in “Loose Sutures” in particolare, con tanti sentiti ringraziamenti a Tony Iommi). Ma non di solo revival seventies è fatto “Fuzz”: canzoni come “Earthen Gate” sono pura psichedelia suonata con un muscolare approccio metallaro, “Preacher” è un garage reparto incavolati & pesanti con uno sporco retrogusto grungy, mentre in “Sleight Ride” e nella strumentale “One” i Fuzz strizzano un occhio (ma anche due) allo sludge e allo stoner rock (e Ty se la gode un mondo a immedesimarsi nel ruolo). Dicevamo che è un pazzo folletto Mr. Segall, e ancora una volta non perde occasione per confermare la sua fama con pezzi come “Hazemaze”, in cui aleggia maligno il fantasma dei Blue Cheer, e con il gioiellino psych pop “Raise” (piccolo omaggio al chitarrista australiano Lobby Lloyde). Per non parlare poi della geniale “What’s In My Head” (che si piazzerebbe in ottima posizione in un’ipotetica classifica delle canzoni più pazzesche dell’anno) dove, con alle spalle un accompagnamento cupo e incalzante creato dalla premiata ditta Moothart e Cosio, Ty si cimenta in gorgheggi à  la Pixies.

“Fuzz” è un disco istintivo ed energico, suonato con l’entusiasmo e lo spirito vendicativo di una band di liceali d’assalto che cercano di fondere tutte le loro influenze musicali in otto canzoni. Se a farlo fossero stati veramente dei ragazzini alle prime armi, non avrebbe funzionato. Segall, Moothart e Cosio però hanno esperienza da vendere e trasformano quello che poteva essere un passo falso in un gran album di genere.