Venduti come la risposta dark ai Disclosure o, ancora più spudoratamente, come l'(improbabile) incrocio tra i due fratelli inglesi e lo storico gruppo post-punk dei Bauhaus, gli islandesi Fufanu sono indubbiamente tra le next-big-thing di questo inverno: però se con i Disclosure le uniche somiglianze sono alquanto superficiali (anche loro sono un duo e possono vantare trascorsi elettronici), nell’ascolto dell’esordio “Few More Days to Go” lo spettro della band di Peter Murphy aleggia ripetutamente, tanto che in più di un momento pare di essere tornati a quel periodo degli anni zero in cui impazzava un revival wave di cui ancora adesso portiamo i postumi.
Una palese ispirazione verso gli anni a cavallo tra settanta e ottanta non è però abbastanza per realizzare un album convincente e, al di là  del (sicuramente creativo) battage pubblicitario e delle antipatiche interviste da navigate rock-star arroganti, questo debutto non regala niente di memorabile all’ascoltatore: nei pezzi più brevi riesce sì a sprigionarsi l’energia dei due Fufanu, ma le influenze non lasciano alcuna possibilità  alla personalità  degli islandesi di emergere; mentre nelle tracce più estese è evidente che manchino le idee per sostenere un minutaggio più ampio.
Per il futuro è lecito attendersi ben altro da un gruppo così tanto chiacchierato ma, per non deludere ulteriormente le aspettative, è bene che i giovani Fufanu si concentrino già  adesso sul lavoro e non solamente sulle apparenze.