Black Sheep Boy, quarto disco degli Okkervil River, uscì nell’aprile 2005, e divenne in breve tempo un instant classic dell’indie folk americano, con canzoni di una bellezza struggente, polverose, canzoni del sud abbandonato a se stesso, quel southern gothic che oggi è forse il genere, così autenticato dagli amici del MUCCHIO, più intrapendente e appassionante che c’è. Il sound ma soprattutto il cantato così intenso e sofferto di Will Sheff sono entrati di diritto nell’olimpo dei migliori interpreti del nuovo millennio.  “Black Sheep Boy” è un disco poetico, romantico, struggente, dolce, triste con una dose immensa di spleen ma è anche un disco lamentoso, sofferente e maledettamente arrendevole. E’ diventato in poco tempo pietra miliare contemporanea e  classico che non può assolutamente mancare in una collezione che si rispetti. In quel 2005 anno d’uscita del disco ci siamo trovati di fronte al miglior lavoro di una band allora in ascesa e ora pienamente affermata nel panorama alternative, disco che rappresenta uno degli album chiave del revival folk americano che insieme a dischi di artitsti come Bon Iver, Neutral Milk Hotel, Wilco, The Decemberist, rappresentano forse la summa massima del nuovo millennio.

Ebbene si, per rendere omaggio a se stessi e ai fans gli Okkervil River hanno voluto festeggiare i dieci anni di “Black Sheep  Boy”  con un edizione deluxe favolosa. Una corposa ristampa che include ben tre dischi: L’album originale, l’appendice che uscì poco dopo, nel tardo 2005, che consiste di un EP con otto canzoni a supporto del disco stesso, e un terzo di cover inedite risalenti ad un periodo precedente e takes fatte durante il 2000.  L’appendice, di circa 30 minuti, si muove nei medesimi paesaggi dell’album precedente, un EP a supporto con brani scartati e brani che chiudono un cerchio con un richiamo forte e tematico: i brani “Another Radio Song” e “Black Sheep #4″ fanno da vero ponte tematico delle versioni fortunate che risiedono nel disco madre (“In a Radio Song”, “Black Sheep Boy”).

Il terzo cd di cover inedite stupisce per le scelte eterogenee: da Eric Clapton a Tom House ai Louvin Brothers (da cui Sheff attinge due volte), oltre a una serie di classici del folk e del country made in america, tra cui spiccano le riproposizioni delle tradizionali Oh, The Wind And Rain  e What are They Doing in Heaven Today“.

Will Sheff in un’intervista a LIVE NATION TV paragonava il disco ad un folle e passionale innamoramento, di quando sei confuso e pensi solo a lei e tutto il resto non è niente. Barcolli, hai le vertigini, il tempo passa in modo strambo e credi di sentirti al settimo cielo. Un modo romantico di dire che le sensazioni era buone. Non possiamo fare altro che dargli ragione. “Black Sheep Boy” e questa versione che sfiora la perfezione è una gemma preziosa per un’intera generazione di musicisti e ascoltatori che possono solo ringraziare.

MERAVIGLIOSO!