Credit: Fabio Campetti

Finalmente in Italia Will Sheff, che aveva saltato il giro primaverile, spingendo alcuni amici a fare un salto all’estero per vederlo.

Ritorna con un nuovo tour cointestato simbolicamente con la sua vecchia band, prendendone le redini e parte del repertorio, di quelle canzoni, che hanno fatto la differenza eccome nei loro anni migliori, quindi unendo il materiale più recente a suo nome con i cavalli da battaglia di un tempo che fu.

Lui è un autentico fuoriclasse della folk americano, riletto con grande classe e talento negli anni 2000, genere, per altro, che viveva, ai tempi, di un’importante nuova giovinezza. Quelle pubblicazioni negli anni centrali dal 2003 in poi degli stessi Okkervil River sono ancora oggi dischi freschi e seminali e non sentono per nulla dei cambi di stagione e del passare del tempo. La splendida “Black” da forse il lavoro più significativo sotto quel moniker, l’osannato “Black Sheep Boy”, ne è una prova inconfutabile e non poteva mancare nelle scelte di questo nuovo tour, tra l’altro in una splendida versione acustica.

Quindi Will affianca al suo ottimo disco solista, pubblicato lo scorso anno, il primo a suo nome, un album, “Nothing special”, questo è il titolo, che ci riconsegna un autore ai suoi fasti migliori, perché ci sono canzoni bellissime all’interno e confesso, tra le tante, che, per ragioni di scelta, non ha suonato questa sera, ci metterei senza dubbio “In the Thick Of It” o la stupenda “Holy Man”, cio’ per sottolineare che anche questa nuova raccolta si posiziona in alto all’interno della sua discografia.

Chiaramente i succitati brani lasciano spazio ad altrettante clamorose canzoni scritte da Sheff, l’iniziale “Plus One” è strepitosa, sia nel ritornello alquanto popolare, sia nel testo, altro asso della manica del cantautore del New Hampshire la caratura letterale delle liriche, o la clamorosa “The War Criminal Rises And Speaks”, forse, davvero, uno dei suoi brani migliori, una ballata da brividi, Will fa parte di quegli artisti, per cui è difficile scegliere i dieci brani da isola deserta, o quantomeno i dieci che sceglierei io, saranno probabilmente diversi da quelli di un collega. E ci si chiede spesso come mai non sia accolto da folle oceaniche.

L’agrodolce “Down Down The Deep River” sul finire di set, da “Silver Gymnasium” disco concept autobiografico, sulla vita di un giovane Will a metà anni ottanta in un angolo sperduto dell’America, canzone che va a completare un mosaico di colori di un concerto multiforme.

Non manca, come primo bis, “For real”, brano caposaldo di un’intera carriera, suonata al massimo da un’ottimo collettivo. Si chiude con la punkeggiante “No Key, No Plan”, un’ora e mezza di folk, rock, indie tra i migliori di sempre.

P.s. Concerto che viene aperto da una cantautrice bergamasca, Claudia Bozzetti, che suona 40 minuti in solitaria con piglio e autorità, raccogliendo applausi.