Sembra la volta buona per i Bar Italia, formazione londinese formata da Nina Cristante, Jezmi Tarik Fehmi e Sam Fenton. Dopo “Quarrel” e “Bedhead”, rispettivamente del 2020 e 2021, “Tracey Denim” è il loro terzo album e il primo con l’etichetta Matador.

Photo Credit: Simon Mercer

Lasciandosi alle spalle i lavori con Dean Blunt e la sua etichetta alternativa World Music, con questo nuovo album il trio londinese sembra più orientato verso un approccio melodico, ordinato, mirato, uno stile lento, quasi dimesso che esprime un’attitudine ipnotizzante e misteriosa.

I quindici brani dell’album, registrati e prodotti dalla band, risultano ben arrangiati, ingannano l’ascoltatore che ad un ascolto superficiale potrebbe giudicarli spartani ed essenziali ma il lavoro di Marta Salogni (Björk, M.I.A., Black Midi) è notevole. I tre amano alternarsi alla voce in brani che spesso assumono la forma di dialoghi melodici.
Ogni canzone è una piccola esperienza che ascolto dopo ascolto ci porta a capire, a conoscere questi ragazzi londinesi (vero Nina?) che sembrano prendersi gioco di noi e del mondo intero riguardo il quale pare siano poco coinvolti (l’atteggiamento falsamente disinteressato della cantante nelle esibizioni live vale il prezzo del biglietto).
Canzoni sobrie, eleganti, a volte struggenti. Pare stiano decollando in un esplosione d’energia ma rimangono aggrappate al terreno, non si curano di noi, delle nostre pulsioni e dei nostri desideri. Penso al low-fi di Eels e Sparklehorse, i riferimenti a Cure e Joy Division che si leggono in alcune recensioni mi sembrano fuorvianti.

I bar italia sono una di quelle band che ami o ignori sbadatamente. Qui la via di mezzo è solo un’opzione molto improbabile.
Una percentuale altissima di brani ascoltati su spotify non superano i cinque secondi, si passa velocemente alla proposta successiva. I brani di “Tracey Denim” probabilmente non fanno eccezione ma quei cinque secondi sono qui una benedizione: chi li supera potrebbe ripercorrere l’esperienza dell’eroe Ulisse, prigioniero della Dea Calipso e costretto a vivere in uno stato di beatitudine.

I can’t leave it alone and get you out of my head