Le ultime note di “I’m Not Well” riecheggiano ancora nel delay.

“Così chiudono le rockstar”, sussurra Mark Holley, cappellino da baseball sopra I capelli lunghi e a incorniciare uno sguardo pungente. “Funziona così: usciamo, quindi torniamo sul palco. Solo che non siamo ancora arrivati a quell punto. Siamo migliori di altre band, ma ancora non siamo a quel punto”. Poi si morde la lingua: “Non ho detto nulla”…”. Sai che c’è, però, Mark? C’è che probabilmente hai ragione.

Black Foxxes cominciano a stare stretti a questo 2016. Vuoi per una serie di live disseminati lungo la passata estate, inclusi NME Stage a Reading Festival e una leg americana; vuoi per il brillante album d’esordio ““ “I’m Not Well” ““ uscito per Spinefarm Records lo scorso Agosto. Mi rendo  conto ancora una volta di quanto siano potenti, questi ragazzi, riavvolgendo il nastro di un’ora di musica in una saletta stipata dove l’umidità  fa da contorno al delay della chitarra. E’ questo, forse, il più bel modo per chiudere una pesante settimana di fine Ottobre. Una serata in cui ho la possibilità  di conoscere di persona questi ragazzi del Devon per un’intervista e di vederli sul palco per la terza volta in pochi mesi, stavolta come headliners dopo il rumoroso grunge di Beasts e Big Spring.

Black Foxxes salgono sul palco e spaccano in due la Boston Music Room. Mark, Anthony e Tristan suonano alla perfezione, nonostante un vocal rest forzato prima del set per la voce della band, attanagliato da un’infezione da chilo alla gola. Si inizia con  “Husk”, poi è il turno di “How We Rust” e “Maple Summer”, una dietro l’altra. Mark si prende qualche pausa, parla poco, e quando lo fa cattura il pubblico sul palmo della propria mano.

C’è una strana elettricità , nella piccola venue di Tufnell Park, a nord di Londra, dove sembra persistere una leggera “nebbia” solcata dal rosso dei neon e dovuta all’accalcarsi della folla. La scena è tutta loro: chitarre slegate, basso e ritmiche pungenti, tra le varie “Bronte”, “River”, “Waking Up”. Mark aggredisce il  microfono, gioca con la voce e spiega cosa sono ansia e dolore, aprendosi poco a poco. Ci sono le splendide note di “I’m Not Well”, poi la chiusura con “You Could Have Been A Man” e la tempesta elettrica “Pines”.

Black Foxxes escono di scena, e non vi torneranno. Giusto così, perchè per vedere questi tre ragazzi sul palco c’è tempo e sarà  forse ancor più bello attendere il 2017 per capire dove potranno arrivare. Siamo già  pronti a scommettere sui palchi che arriveranno a calcare.

Setlist: Husk, How We Rust, Maple Summer, Bronte, River, Waking Up, I’m Not Well, You Could Have Been A Man, Pines