E’ un veterano del pop-rock made in Uk il buon Tim Arnold, ma con la V maiuscola, perchè il suo curriculum non si può assolutamente discutere. Artista a tutto tondo, impegnato tanto quanto come musicista così come “attivista” (se ci passate il termine) nel progetto ‘Save Soho’, da anni in prima linea per ridare lustro e importanza al noto quartiere londinese.

E’ facile perdere il conto quando si fa l’elenco dei suoi album: siamo intorno alla quindicina nel giro di una ventina d’anni, considerando che il suo esordio ufficiale fu nel 1997, giovanissimo, con i Jocasta, rock band britannica che pubblicò un solo album, ristampato proprio pochi mesi fa. Di Tim potremmo citare il fatto di essere vegetariano, di amare l’arte, di avere una naturale predilezione per gli arrangiamenti d’archi   tanto quanto per le opere e la poetica di Shakespeare, le sue battaglie sociali, una partecipazione a The Voice UK e, naturalmente, i dischi, che abbracciano sonorità  alquanto diverse, passando da suggestioni classiche a frangenti più rock.

Il suo ultimo lavoro s’intitola “I Am For You” e potrebbe benissimo essere un buon punto di partenza per chi non lo conoscesse, in quanto si tratta di un disco molto immediato e di facile lettura, non banale, attenzione, ma sicuramente capace di generare facilmente empatia nell’ascoltatore alla ricerca di raffinate composizioni pop-rock arrangiate con gusto e precisione. I punti cardine del nostro sono pienamente rispettati e visibili: grandissima cura per la melodia e i già  citati arrangiamenti che impreziosiscono quasi tutti i brani, alcuni davvero degni di nota, come “Love Will Not Hurt”, la beatlesiana “Anybody’s Guess” o la toccante “I Am For You”. Si maschera il lato rock del nostro, almeno in questo disco, che spesso, per lo più in ballate sempre ben calibrate e capaci di non sconfinare mai nel patetico o in romanticismo da 4 soldi, vede dialogare la voce con una chitarra acustica, un piano e gli archi (“Won’f Fail You”).

E’ un disco sull’amore. Si. L’ennesimo disco sull’amore, certo, ma non per questo da scartare a priori, anzi. Mettete alla prova Tim Arnold, non vi deluderà .